Ricevo questa riflessione da un amico e voglio condividerla con tutti voi.
Grazie Matteo Mammini - Silvia Boano
Giugno mese dell'apertura della stagione estiva a tutti gli effetti ma, anche, mese del (e dei) Pride.
Una manifestazione che non ha mai visto la partecipazione istituzionale, fisicamente o, (non ricordo lo ammetto), di mero principio, delle Pubbliche Amministrazioni elbane.
Le realtà e soggettività LGBTQIA+ sull'isola sono numerose ma, per l'appunto, in coincidenza con la stagione estiva appena aperta, impossibile pensare di poter vedere di persona, e non con il filtro scandalistico dei media, cosa siano davvero i Pride.
Peccato! Io ho dovuto aspettare di essere grandicello, ultra ventenne, per capire cosa veramente fossero, l'emozione fortissima che scaturivano, indipendentemente da far parte o meno della comunità LGBTQIA+; una manifestazione pacifica, gioiosa, festosa e, comunque, di rivendicazione dei basilari, e pertanto necessario, diritti umani.
Anni a basarmi su quello che le TV trasmettevano, con occhio morboso, che mi si rivelava qualcosa di completamente diverso e di incriticabile positività.
Nel corso degli anni, però, alcune Pubbliche Amministrazioni elbane, hanno provato a portare cultura dei diritti sul territorio: due! Poche, pochissime, ma sempre meglio che niente, sempre meglio che rimanere tra lo stereotipo ed il pregiudizio.
Portoferraio apre la lista: senza troppi proclami, sotto la guida del Sindaco Zini, ha aderito alla RE.A.DY, la rete delle Pubbliche Amministrazioni che si occupa di contrastare la violenza e la discriminazione delle persone per il loro orientamento sessuale e identità di genere ed è l'unica all'Isola d'Elba; neanche il contributo economico (soldi!!) che la Regione Toscana mette a disposizione per eventi formativi destinati alle sole realtà che fanno parte della Rete, è mai servito da stimolo per le altre.
Due panchine rainbow con la targa che chiedeva di contrastare le discriminazioni; la loro vandalizzazione (più volte e solo la loro!) ha sollevato il velo dell'omertà evidenziando che non era vero che l'Elba "accoglieva" ma che un problema di violenza e discriminazione contro le persone LGBTQIA+ c'era.
Infine, ma non meno importanti, gli eventi formativi: per la cittadinanza, per avvocate e avvocati, nelle scuole dove il corpo studentesco raccontava di pesante bullismo e ronde punitive per chi mostrasse segni di un orientamento sessuale o identità di genere ritenuti non conformi, racconti conosciuti dal corpo insegnante che, però, senza una segnalazione ufficiale non poteva intervenire (ed infatti proprio chi studia chiedeva di formare chi insegna).
Le ultime formazioni sul punto risalivano al 2014 (10 anni fa) riprese, finalmente, da questa amministrazione.
Il secondo Comune è quello di Capoliveri a guida del Sindaco Montagna. Ancor meno proclami, nessun simbolo come le panchine, non un tocco d'arcobaleno ma la volontà di fare cultura, partendo proprio dalle basi. Con il premiato "Autori in Vantina" è stato trattato il tema della violenza, dell'emarginazione, del linguaggio, dei diritti delle famiglie omogenitoriali e dei loro figli.
Portoferraio e Capoliveri uniche due realtà che trattavano questi argomenti, non come presa politica/partitica (due Amministrazioni distinte sotto questo profilo) ma unite dall'offrire, perchè di questo si tratta, un grande servizio alla cittadinanza, forse quello più importante, un servizio per e all'umanità.
Poteva esser fatto di più? Sicuramente; poteva però esser fatto molto di meno, niente, come fatto dalle altre amministrazioni e potrebbe esser fatto di peggio, nel prossimo futuro, tornando in dietro.
Al liceo, "ai miei tempi" (mai avrei voluto utilizzare questa affermazione!) le verifiche di italiano iniziavano con "siamo alle porte del nuovo millennio" e, oggi, che nel millennio ci stiamo dentro da quasi 5 lustri, poco meno di 3 decadi, un pieno ricambio generazionale, due le amministrazioni nonostante negli altri Comuni si siano alternati amministrazioni di colore partitico che avrebbe dovuto sostenere i diritti LGBTQIA+, se non, addirittura persone LGBTQIA+ al loro interno.
Quando si tratta di diritti umani violati, il silenzio è complice ma, quello che viene meno nel silenzio, è un servizio alla cittadinanza che non potrà far altro, come 30-40-100 anni fa, affidare le proprie opinioni ad immagini alterare e pensieri confusi veicolate dai media che cercano più visibilità e fanno meno formazione. Lo sappiamo, l'ignoranza genera pregiudizio, sdegno e, alla fine, l'inevitabile violenza in ogni sua forma.
Molte amministrazioni stanno per essere confermate o cambiate: chiunque abbia io compito di gestire la "res publica" non si dimentichi delle persone e, prendendo esempio dalle attuali di Portoferraio e Capoliveri, possa portare i diritti umani alla portata di tutte le persone che all'Elba, altrimenti, ne sarebbero gravemente private; spesso queste formazioni non è ciò che si desidera ma è ciò di cui si ha, davvero, bisogno.
Matteo Mammini