La chiesa di San Nicolò a San Piero in Campo custodisce un tesoro prezioso: gli affreschi che decorano le sue pareti, realizzati tra i primi due decenni del XVI secolo. Tra questi, spicca un ciclo di santi che richiama l'attenzione per il suo stile e le sue iconografie, aprendo una finestra sulla produzione artistica senese di quel periodo.
Un racconto per immagini: i santi e i loro simboli
Sulla parete sinistra, l'arcangelo Michele si staglia imponente, raffigurato secondo la tradizione senese: armatura indosso, spada al fianco e bilancia in mano, pronto a pesare le anime dei defunti. La sua figura ieratica e solenne rappresenta il potere divino e la giustizia celeste. Accanto a lui, San Mamiliano affronta il drago, simbolo del male e del peccato che viene sconfitto dalla fede. Purtroppo, del drago rimane solo un frammento, che alimenta il mistero e la suggestione della scena.
Proseguendo, troviamo San Sebastiano legato alla colonna, saetta perforante il corpo, simbolo del martirio e della resistenza alla fede. La sua figura, carica di pathos, esprime la forza interiore del santo di fronte alle sofferenze. Infine, in un frammento mutilo, San Giorgio combatte il drago mentre libera la principessa, con una città sullo sfondo. La lotta tra il santo e il drago rappresenta il trionfo del bene sul male, mentre la principessa liberata simboleggia la salvezza dell'anima. La città sullo sfondo, con le sue cupole e torri, potrebbe essere una rappresentazione idealizzata di Gerusalemme o del Paradiso.
Nonostante la mancanza di documentazione che attesti l'autore degli affreschi, gli studiosi li accostano alla produzione di Andrea di Niccolò, un maestro senese attivo agli inizi del Cinquecento. Lo stile e le iconografie presentano infatti numerose affinità con le sue opere, come la decorazione a riquadri simile a quella di un affresco in una cappella di Santa Maria a Sovana, e la stoffa drappeggiata alle spalle dei santi.
All'interno del ciclo di San Nicolò, si distingue una figura di spicco: San Giorgio. La sua eleganza, la cura dei dettagli e la resa naturalistica lo rendono un'opera a sé stante, forse dipinta direttamente da Andrea di Niccolò, come suggerisce il confronto con i suoi ultimi lavori, come la Pala con Madonna e Santi nella chiesa parrocchiale di Paganico e la Crocifissione e i Santi Benedetto e Scolastica presso la Pinacoteca Nazionale di Siena. Negli altri santi, pur di qualità inferiore, si riconosce la mano di un suo stretto collaboratore. Un esempio lampante è il San Sebastiano, che riprende la stessa posa del San Sebastiano di una tavola di Paganico, opera di Andrea di Niccolò.
Oltre i santi: l'Eterno benedicente e la Vergine, echi di Umbria e suggestioni rinascimentali
L'affresco dell'Eterno benedicente, posto in una mandorla e circondato da cherubini, rimanda sempre alla cerchia di Andrea di Niccolò. Le figure massicce, dagli arti inerti e quasi abbandonati, e i volti paffuti degli angeli con grandi occhi rivelano l'influenza dell'arte umbra di Pinturicchio, maestro di raffinata eleganza e di grande abilità nella resa dei dettagli.
Un frammento di affresco, che si ipotizza fosse parte di un'Annunciazione, mostra la testa della Vergine, opera senese dei primi del Cinquecento vicina ai maestri influenzati dall'arte umbra. La delicatezza dei tratti, la dolcezza del sorriso e l'acconciatura elaborata rimandano alle Madonne di Raffaello e di altri artisti rinascimentali.
Conclusione: un patrimonio da custodire e valorizzare
Gli affreschi di San Nicolò rappresentano un capitolo significativo della storia artistica senese del XVI secolo. La loro analisi permette di comprendere l'evoluzione della pittura locale, di cogliere le influenze di artisti umbri come Pinturicchio e di apprezzare il dialogo tra la tradizione senese e le nuove tendenze rinascimentali. Conservare e valorizzare questo patrimonio è fondamentale per mantenere viva la memoria del passato e per trasmettere alle nuove generazioni la bellezza e la ricchezza dell'arte italiana.
Gian Mario Gentini