Ripercorrendo il programma delle ultime due stagioni di Autorə in Vantina, non si può non notare come alcuni tra gli autori invitati appaiano legati l’uno all’altro in una sorta di network: Faloppa, Gheno, Roghi, Starita, Turano nella prefazione a Paganelli; tutti loro si citano l’un l’altro, riportando spesso brani dei rispettivi lavori nei loro testi.
Si tratta, probabilmente, di un gruppo di amici o colleghi impegnato su un medesimo fronte, «in anni in cui il discorso sulle differenze di genere si è allargato al linguaggio e alla sua evoluzione».
Alcuni di loro dispongono di un’ampia base di sostenitori e/o denigratori sui social network, piattaforme sulle quali sono molto attivi e alle quali sembra che non risparmino, talvolta, le critiche.
Come network è definibile anche “Corpi ribelli. Storie umane di rivoluzione” (Sperling & Kupfer, 2023), antologia di brevi saggi narrativi a cura di Giulia Paganelli.
Lunedì 19 agosto 2024, alle ore 21:30, il volume verrà presentato nel corso del sesto appuntamento della rassegna organizzata dal Comune di Capoliveri e dalla libreria MardiLibri di Portoferraio, in collaborazione con la Pro loco di Capoliveri (incontro, come di consueto, in piazza La Vantina).
Giulia Paganelli, «antropologa, scrittrice e storica», ha costruito «un libro corale», facendo confluire, sotto l’accostamento ideale tra ribellione sociale dei corpi umani e rivoluzione astrale dei corpi celesti, le storie e le riflessioni di Eytan Ulisse Ballerini, Marina Cuollo, Luca de Santis, Naomi Kelechi Di Meo, Marina Pierri, Nina Segatori, Carlotta Vagnoli.
Si tratta di testimonianze intrecciate a riflessioni sociologiche, storiche, linguistiche, letterarie, astrologiche, mitologiche. Autoritratti nei quali il soggetto si accorge d’essere infiltrato dallo sguardo giudicante e onnipresente del «sistema dominante». Storie di corpi «non conformi» che parlano di «trasformazioni e immobilità, di vite ancora in fase di definizione, di stanze buie e mostri», di «annientamento simbolico», di vergogna, adattamento, resistenza, dispersione e frantumazione; in ogni caso mai retoriche celebrazioni «di vittoria e di successo», perché tentativi d’esplorazione ad interim della propria identità.
Narrato in prima persona da una pluralità di voci che scrivono “io” affermando un “noi” indefinito, il libro cerca la complicità del lettore rivolgendosi a un unico “tu” che sottintende, forse, un problematico e onnipresente “voi”.
Individualità e collettività sono, d’altronde, i poli d’oscillazione della struttura del volume; più precisamente, «l’incoerenza tra la richiesta esterna del mondo e la risposta interna dell’individuo». Leggendo, ci si trova al cospetto di individualità che gridano o sussurrano l’assedio dello sguardo altrui; costrette alla confessione da un mondo che offre e pretende la salvezza non attraverso la grazia o le opere, ma nella normalizzazione del corpo, nello snaturamento dell’identità, nell’adesione a un modello sociale codificato.
“Corpi ribelli” si presenta così anche come un atto d’accusa nei riguardi degli stereotipi culturali sui quali si fonda la morente società occidentale; un atto di rumorosa ribellione nei confronti del giudizio normativo, generatore e soggiogatore, della maggioranza silenziosa.
Vi si potrà vedere, forse, una testimonianza dei drammatici precipitati della cultura materialista, un ritratto dell’essere umano come costruttore e distruttore di norme e categorie, o dell’umanità come un unico sistema in perenne, turbolenta ridefinizione.
Angelo Airò Farulla