Provisioniere dei grani: così era chiamato un impiego della magistratura comunitativa di Portoferraio nel settecento. Scomparso dalla memoria collettiva ,rimane traccia in documenti di archivio e manoscritti. Era nel diciottesimo secolo un impiego comunale remunerato ed ambito. Sorto per esigenze economiche : quelle di provvedere all’approvvigionamento di grano per la comunità.
Era questa una funzione pubblica a cui si accedeva tramite impiego comunale.
La gestione amministrativa del grano nel settecento a Portoferraio è di esclusiva competenza dell’Abbondanza la più importante azienda cittadina:nata nel 1681 e soppressa nel 1776.
Vincenzo degli Alberti nel 1766 così ne parla:
“…L’Abbondanza gode ella sola la privativa di vendere la farina et il pane e di comprare i grani .Quelli che raccolgono grano del distretto di Portoferraio ,a riserva di quanto può servire per nutrimento delle sole loro famiglie, non possono darlo né in pagamento dei loro debiti ne venderlo nel paese se non all’Abbondanza che per regola costante lo paga lire una il sacco meno del prezzo al quale essa vende la farina. Per esempio se il prezzo della farina è di lire 16 il sacco di () 150,l’Abbondanza paga il grano ai particolari lire 15 il sacco.
Due sorte di farina si vendono in Portoferraio :farina da fine di grano di Pisa, e farina da basso di grano di Maremma o forestiero. Della prima si servono per il pane fine, e della seconda per il pane venale e di munizione…”
(“Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo Consigliere di Stato” Vincenzo degli Alberti. Manoscritto. Biblioteca comunale di Portoferraio. 1766).
L’Abbondanza provvedeva alla amministrazione dei mulini per la macinazione del grano in farina, dei granai per la raccolta del grano, del forno comunitativo per la trasformazione della farina in pane, dei canovieri per la vendita del pane e dei provvisionieri dei grani, persone che andavano in terraferma a scegliere ed acquistare grano.
Nel settecento, il territorio che circonda Portoferraio non produce grano a sufficienza per i bisogni comunitari perché “questo ristretto territorio per la maggior parte montuoso non è neanche molto fecondo sì per la poca profondità di terra che vi è anche nel piano, sì per la scarsezza delle acqua; sì anche perché quando principia l’estate, il caldo è così violento che tutte le erbe spariscono. A dispetto però di questi ostacoli della natura ho osservato che tanto il piano che una porzione del Monte sono coltivati per quanto possono essere principalmente a grano ed a vigne, talché poco più crederei che in questi generi potesse migliorarsi l coltivazione ed aumentarsi i prodotti di quel terreno dei quali nel foglio che è qui al n 3 se ne può vedere il rilevato da un decennio”.
(Vincenzo degli Alberti. Idem come sopra)
Il foglio n 3 che l’Alberti allega alla sua relazione è il “Ristretto del vino, aceto, grano, segale, orzuola raccolti nella giurisdizione di Portoferraio dall’anno 1756 all’anno 1765”. Questo documento è una sintetica (ristretto) dettagliata relazione su alcuni generi alimentari prodotti in loco a Portoferraio per un decennio del settecento.
Il grano prodotto era ridotto in farina in mulini funzionanti ad acqua e a vento.
Lo veniamo a sapere da Vincenzo degli Alberti che scrivendo del “numero di botteghe, di mercanti ed artigiani“ del territorio di Portoferraio riferisce che di mulini ce ne erano 7 a vento e 5 ad acqua con 1 forno per la trasformazione della farina in pane.
I mulini come i granai per il deposito delle sacche di grano fanno parte della storia di Cosmopoli. La biscotteria anche per la panificazione.
All’inizio di mulini ne furono costruiti quattro a vento ma ne esistevano anche altri trainati da mule. Poi si servirono di mulini nel territorio di Rio lungo la valle omonima, poi anche in terraferma vicino a San Vincenzo.
La produzione locale di grano non era sufficiente a coprire i fabbisogni della comunità e la presenza del pane, sulla tavola del settecento, non era scontata come oggi.
Il grano andava perciò reperito in terraferma. A questo ufficio erano deputati i “provisionieri de’ grani” i quali erano scelti dalla magistratura comunitativa tra i concorrenti a questa carica e, una volta prescelti, divenivano i stipendiati dall’Abbondanza.
In terraferma, a Pisa, Livorno e Grosseto, per conto dell’Abbondanza erano incaricati di provvedere all’acquisto di grano. La scelta del provvisioniere era pertanto atto particolarmente delicato poiché doveva sapere acquistare sul mercato il grano migliore e a miglior prezzo.
Dal grano di Pisa si otteneva farina per pane fine, mentre dal grano di Maremma farina per pane venale e di munizione (per la guarnigione militare).
Dalla qualità di scelta dei grani derivava nono solo il tipo di pane prodotto ma anche il prezzo di vendita al pubblico e, di conseguenza, la possibilità di maggiori utili da parte della pubblica azienda dell’Abbondanza.
Dei provisionieri dei grani ne parla Alberti nel suo manoscritto nella memoria sopra l’Abbondanza di Portoferraio “…Rispetto al sistema dell’Amministrazione di questa Azienda sembra molto bene regolato potendo farne una certa prova gl’utili che sono stati fatti in diversi tempi che hanno prodotto i fondi attuali senza che il pubblico sia stato troppo aggravato nel prezzo delle farine e del pane. Siccome però il sicuro profitto proviene dal provvedere grano buono et a prezzi vantaggiosi così par necessario che uno dei principali provvedimenti sia quello di scegliere degli onorati et abili Provvisionieri tanto in Grosseto quanto in Livorno che in Pisa per la compra dei grani ; e ad effetto di togliere le private vedute nella scelta di tali provvisionieri sembra ottimo il metodo già stabilito che tali provvisionieri devino essere approvati dal Magistrato dei Nove del quale sarà necessario che in tutto dipenda l’Abbondanza di Portoferraio essendo il Magistrato dei Nove i legittimo canale per il quale devono passare gli affari dell’Abbondanza o al Consiglio di Stato ,secondo la loro natura ,per farne il dovuto rapporto a S.A.R., essendo questo il metodo che osservano tutte le Comunità e luoghi Pii Laicali che sono sotto la dependenza del predetto Magisrato dei Nove…”.
La scelta avveniva dopo un editto del magistrato comunitativo di Portoferraio tramite il quale si metteva a concorso pubblico mediante affissione alla Colonna, l’impiego di provvisioniere dei grani in luoghi di terraferma che in genere erano il mercato del grano di Pisa o della maremma a Grosseto.
Come accennato all’inizio, esistono carte di archivio, che documentano tutto questo:
“Davanti alla Signorie Loro Illustrissime Signori Gonfaloniere e Priori Rappresentanti la Comunità di Portoferraio
Il Sig Gio Batta Valteroni di Castiglioni inerendo all’editto emanato da codesta Cancelleria Comunitativa relativamente al concorso per l’impiego di loro provvisioniere in Maremma, devotamente Le rappresenta come esso ha avuto l’onore fin qui di servirle in detto impiego e specialmente nella presente critica annata nella quale ha tutto il fondamento di credere, che dovranno (attese le circostanze)esser restati ben contenti del di lui operato, onde sperare di essere il preferito tra i concorrenti e per aver luogo viepiù risentire gli effetti della di lui attività ed attenzione per codesta comunità.
Che perciò fa reverente istanza che per le Signorie Loro Illustrissime venga eletto e nominato al posto di Provisioniere di codesta Comunità in Maremma il predetto esponente dichiarandosi ed obbligandosi di accettare il detto impiego con gli obblighi, pesi ed emolumenti inseriti e descritti nell’Editto sopraccennato e stato qua pubblicato e nominò frattanto per suo Mallevadore il Sig.re Tommaso Luigi Rolero di Grosseto.
E successivamente per viepiù dimostrare il desiderio che ha il Comparente a ben servire codesta comunità, fece reverente istanza comunicateli le offerte e condizioni che venivano fatte da altri Concorrenti per vantaggio e sicurezza di codesta Comunità acciò piacendo quelle al Comparente possa a pari condizioni rinnovare la sua istanza ed ottenere la preferenza
A dì 1 maggio 1795“
(Carta senza numero di pagina. Filza “Istanze e negozi della comunità dal 1795 a, 1798”. C30. Carteggio Magistrale. Archivio preunitario del comune di Portoferraio. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800, Archivio storico comune Portoferraio)
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Fosso di San Martino. Vecchio mulino ad acqua abbandonato.
Foto 1 - “Situazione dell’isola dell’Elba e di Portoferraio“ in “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo Consigliere di Stato” Vincenzo degli Alberti. Manoscritto. Biblioteca comunale di Portoferraio. 1766.
Foto 2 - “Ristretto del vino, aceto, grano, segale, orzuola raccolti nella giurisdizione di Portoferraio dall’anno 1756 all’anno 1765” in “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo Consigliere di Stato” Vincenzo degli Alberti. Manoscritto. Biblioteca comunale di Portoferraio. 1766.
Foto 3 - “Numero di botteghe di Mercanti ed Artigiani“ in “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo Consigliere di Stato” Vincenzo degli Alberti. Manoscritto. Biblioteca comunale di Portoferraio. 1766.
Foto 4 - “Provisionieri de’ grani“ in “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo Consigliere di Stato” Vincenzo degli Alberti. Manoscritto. Biblioteca comunale di Portoferraio. 1766.
Foto 5 - Carta senza numero di pagina, AVANTI. Filza “Istanze e negozi della comunità dal 1795 a, 1798” .C30. Carteggio Magistrale. Archivio preunitario del comune di Portoferraio. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800, Archivio storico comune Portoferraio.
Foto 6 - Carta senza numero di pagina. RETRO. Filza “Istanze e negozi della comunità dal 1795 a, 1798”. C30. Carteggio Magistrale. Archivio preunitario del comune di Portoferraio. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800, Archivio storico comune Portoferraio.