Alvaro Pacinotti è ancora tra noi, ci parla, ora, attraverso 25 sue opere pittoriche esposte fino al 23 di novembre, alla sala comunale Telemaco Signorini, posta all'inizio di calata Mazzini a Portoferraio.
La mostra è stata inaugurata sabato pomeriggio, ad un anno della sua terrena scomparsa. Grande la partecipazione di pubblico.
"Sono tanti gli amici di Alvaro che hanno voluto essere qui stasera per rendere omaggio ad un personaggio unico- ha detto Massimo Scelza, avviando l'incontro - ho pensato che è questo il modo migliore per ricordare il mio caro amico Alvaro.
Con Luciano Regoli, ho curato questo evento e ringrazio l'amministrazione comunale locale che ha messo a disposizione questa sala".
E il medico ha messo in rilievo quanto fosse straordinaria e unica la personalità del Pacinotti, definendolo un "ossimoro sociale", in quanto era una persona molto fragile, piena di contraddizioni, ma allo stesso tempo era sempre in grado di dare forza agli altri.
"Ho raccolto,- ha detto ancora Massimo - da vari amici che avevano i suoi quadri, queste 25 tele. Lui era conosciuto da tutti in città. Il risultato è quello di una esposizione serena, come era il suo modo di rapportarsi con il prossimo, sempre sorridente, elegante, nascondendo i suoi tormenti che esprimeva nei quadri, raccontando i mali del mondo.
Rot, così si firmava Alvaro, e si è cimentato in vari stili pittorici dal macchiaiolo, al figurativo, all'espressionismo astratto e tante altre opere sono diffuse ovunque".
E Scelza ha letto una lettera scritta per il suo amico e in tale comunicazione con l'aldilà, ha detto che: "Quello che oggi vediamo in mostra non è tutto quello che hai prodotto, perché l'hai sparso ai quattro venti, come i veri artisti fanno, ma tu ancora di più perché la generosità, che era la tua vera "patologia", non ha avuto mai limiti.
Qui in mostra c'è molto della tua vita e ritroviamo immagini, colori, forme che fecero vibrare le corde di una straordinaria profonda e bellissima amicizia. Ciao per sempre."
E con tal saluto finale Scelza si è visibilmente commosso.
Luciano Regoli ha preso poi la parola raccontando i suoi incontri con Alvaro.
"Il primo ricordo di lui che mi viene alla mente, è quando, durante gli ultimi anni della sua malattia, lo andavo a trovare ogni venerdì, portandogli il pollo preso al mercatino. In precedenza invece era sempre il brillante uomo, artista, che è sempre stato. Un aristocratico nel suo modo di vivere e nella pittura, che praticava per pura sua soddisfazione, non gli interessavano le esibizioni.
Lo posso definire un pittore segreto che infine seguì la corrente dell'espressionismo astratto americano, dirazzando dai macchiaioli elbani, come fecero Bolano e D'Arco. Nonostante i suoi numerosi problemi avvicinarlo era sempre positivo.
Era un " miliardario povero", perché lo incontravi ed era sempre elegante e ti offriva lui da bere. Amava profondamente la sua città che ritraeva spesso nelle sue tele".
E concludiamo il ricordo con la poesia che Alvaro ha lasciato ed è riportata nel pieghevole diffuso alla mostra:
“Così ti vedo dal mio davanzale/ pieno di notte buia/ la striscia bianca della sabbia e trincee di agavi/ mi dividono dai sogni./ I grilli cantano:/ fuggi, fuggi, fuggi./ Io fuggo la vita". Breve lirica intensa, drammatica, che esprime il suo conflitto e la sua passione.
L'esposizione resterà aperta al pubblico fino a Sabato 23 Novembre con orario, ogni giorno, dalle 16,30 alle 19,30.
Stefano Bramanti