Dalla metà del 1800, la ripresa della lavorazione del granito, incentivata dalla costruzione di opere pubbliche, portò alla sistemazione di piazze lastricate e arricchite con fontane in granito. Esempi significativi includono Piazza dei Gelsi a San Piero, il porto di Marina di Campo, la piazza di Sant’Ilario e Marciana, dove furono realizzate strutture in granito come ponti, chiaviche e altre opere.
Tuttavia, a causa della prolungata inattività del settore, sull’Elba si registrava una carenza di scalpellini qualificati per soddisfare le esigenze della ripresa in atto. Questo provocò una consistente immigrazione. Consultando i certificati di matrimonio presso l’archivio parrocchiale di San Piero, si è risaliti a circa venti scalpellini arrivati tra il 1870 e i primi anni del 1900. Essi provenivano da località toscane come Comeana, Lamporecchio, San Casciano, Barga e Fiesole. Il nucleo principale proveniva da Lastra a Signa, in particolare da San Martino a Gangalandi, dove da secoli si lavorava la “Pietra Serena,” largamente utilizzata dagli architetti fiorentini.
"Gangalandi" era l’antico nome del territorio di Lastra a Signa, derivato dal castello eretto sul colle di San Martino dal cavaliere Gian Gualandi.
Gli scalpellini si stabilirono in gran parte a Seccheto (famiglie Rocchi, Randelli, Pancani, Pantani, Battistini, Beneforti, Andolfi), mentre altri scelsero San Piero (Nencioni, Fatarella, Mari). A Seccheto, i nuovi arrivati aprirono cave in posizioni strategiche sul mare, agevolando le spedizioni, che, in assenza di strade, avvenivano esclusivamente tramite velieri. Le cave furono aperte alle Conche (sulla destra del golfo entrando) e al Garià (sulla sinistra). Non è chiaro se queste cave fossero gestite con contratti regolari, poiché i terreni appartenevano allora a Fritz Andrè di Monaco. È certo, tuttavia, che vi fossero rapporti con importanti committenti esterni.
A San Piero, la lavorazione del granito tra il 1870 e il 1900 è documentata dall’agenda di Serafino Nencioni. Originario di Fiesole, dove nacque nel 1837, Nencioni si trasferì a San Piero in una data imprecisata. Tuttavia, il suo matrimonio con Chiara Gentini è registrato nei libri parrocchiali il 26 ottobre 1873.
Nella sua agenda, Nencioni annotò con precisione, per il periodo 1888-1904, i lavori eseguiti, i committenti, i destinatari finali, i prezzi e le modalità di pagamento. Tra i committenti figuravano scalpellini "forestieri" come Giuseppe Rocchi e Agostino Bonacchi, probabilmente capocommessa, e locali come Vittorio Dini. Si producevano soglie, scalini e portali per San Piero, Sant’Ilario, Bonalaccia, Marciana Marina e la dogana di Portoferraio, oltre al lastrico destinato al porto di Marina di Campo. Questi documenti testimoniano che il granito elbano era già esportato sul "Continente".
Talvolta i pagamenti avvenivano in natura: un sacco di grano o un paio di scarpe per il figlio Modesto. L’agenda menziona inoltre la cava delle Tozze (1894) e la cava di Vittorio Dini, che potrebbero coincidere, rappresentando le cave più antiche di cui si abbia notizia.
Circolo cultrale Le Macinelle