Nei primi anni della fondazione, Portoferraio, per volere di Cosimo I, fu dotata di una chiesa chiamata pieve per uso del popolo dedicata alla natività di S. Maria Vergine (oggi conosciuta come Duomo) ed un’altra di rango granducale con annesso convento intitolata al SS Salvatore (oggi conosciuta come complesso De Laugier). Al convento volle il duca che andassero a vivere i frati minori ‘osservanti’ di San Francesco con lo scòpo di assistere la popolazione la quale era in forte aumento anche in seguito ai privilegi ed esenzioni che Cosimo aveva concesso a tutti coloro che volevano andare ad abitare la sua città.
Tutto ciò accadeva sul finire del cinquecento.
Dopo quasi due secoli, nel settecento, di questa comunità di religiosi francescani stabilitasi in convento a Portoferraio ne parla dettagliatamente Vincenzo degli Alberti.
Nel settecento i frati vivevano nel convento visibile nel particolare di un dipinto di quell’epoca. (Foto di copertina)
Nel 1766, nella sua relazione al granduca Pietro Leopoldo, il conte Vincenzo degli Alberti racconta di questa comunità di religiosi da carta 12 a carta 14 del suo manoscritto. Si sofferma a parlare del costo del loro mantenimento che dal 1717 era a carico dell’Abbondanza per una somma tra lire 3300 e 3500 l’anno. Dice che nel 1765 hanno speso 2272 lire in più degli assegnamenti ricevuti dall’Abbondanza.
Dice inoltre che il convento ha bisogno di manutenzione in modo particolare il tetto.
Ai suoi tempi il convento aveva duecento anni: la fabbrica era avvenuta nel 1558.
Questi religiosi – continua l’Alberti - servono la chiesa, assistono i moribondi, celebrano una messa quotidiana per il sovrano, mantengono un cappellano alla cappella del Falcone per assistenza ai detenuti dentro il forte, hanno l’obbligo di celebrare una messa ogni giorno prima del levare del sole per tutti coloro che vanno a lavoro nella campagna. Alcuni di loro hanno causato inquietudine nei fedeli ma dopo che sono stati allontanati per volere del governo ora, con la loro disciplina imposta dal nuovo saggio superiore,
hanno riacquistato credito e sono molto ricercati per la confessione ed assistenza agli infermi.
L’Alberti termina asserendo che è necessario che tra loro non ci siano religiosi portoferraiesi così da evitare che siano fomentate le fazioni cittadine.
Questo il passo della relazione manoscritta di Vincenzo degli Alberti relativa al convento integralmente trascritto
“Oltre la detta chiesa Curata o come dicono Arcipretale, vi è un convento di padri minori osservanti composto di una famiglia di otto sacerdoti e due laici; questo convento fu fondato nel 1559 appena che Cosimo I cominciò a fortificare Portoferraio sicché pensò subito a provvedere quel popolo di detti religiosi colla promessa di somministrare ai medesimi tutto quello che poteva abbisognare per il mantenimento di loro,della Chiesa e del Convento. I sovrani successivi religiosamente compirono questa promessa et allorchè nel 1717 fu stabilita l’Abbondanza fu ad essa annesso l’obbligo del mantenimento di detti religiosi. In appresso per diminuire all’Abbondanza un tale peso fu considerato quello che i Religiosi potevano annualmente ricavare dall’elemosina delle messe e furono moderate le assegnazioni sopra l’abbondanza che presentemente si calcolano tra lire 3300 e le lire 3500 l’anno.
Più oltre è stato pensato di fare economia maggiore ancora sopra detta somma, ma avendo dato un’occhiata ai registri delle spese di detti religiosi ho avuto luogo di osservare che nel 1765 hanno speso lire 2272 di più degli assegnamenti ricevuti dall’Abbondanza mediante l’elemosine delle mese, e funerali avendo in tal forma supplito non tanto al loro mantenimento quanto al consumo della cera della per la chiesa, degli arredi sacri e a qualche resarcimento del convento che nonostante ha necessità di maggiori reparazioni particolarmente nei tetti: sicché non vedo che possa eseguirsi l’ideata economia quando non si volesse sopprimere quel convento che è molto utile a quella popolazione essendo quei religiosi continuamente impiegati a servire la chiesa e a assistere i moribondi. Di più detti religiosi celebrano una messa quotidiana per il sovrano mantengono il cappellano alla fortezza del Falcone sono obbligati e celebrare una messa ogni giorno due ore avanti la levata del sole per comodo di quelli che vanno a lavorare alla campagna. Questi religiosi diedero motivo ultimamente di fare dei ricorsi al Governo ma dopo che questo prese il savio provvedimento di far partire quelle che cagionavano le maggiori inquietudini e di farne venir altri in loro luogo fra i quali un superiore che è molto savio si è ristabilita la buona disciplina tra loro ed hanno riacquistato appreso al pubblico quel credito che avevano perso talchè presentemente la loro chiesa ove si fanno le funzioni sacre con molta decenza è la più frequentata e loro sono continuamente ricercati per sentire le confessioni e assistere gli infermi onde invigilandosi perché continuino a vivere coll’esemplarità colla quale vivono di presente e procurando che tra loro non ci siano religiosi nazionali che sogliono fomentare le fazioni nel paese saranno sempre molto utili per il bene spirituale di quel popolo.”
(“Convento de’ Minori Osservanti” Carta 12,13,14 manoscritto “Relazione di Portoferraio a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo consigliere di stato “1766. Biblioteca comunale di Portoferraio)
A fine relazione tra i progetti che indica per migliorare l’amministrazione, l’Alberti propone al granduca di levare al convento “le lire 3300 del loro mantenimento che somministra a loro quell’Abbondanza e ciò perché oltre ad essere di troppo aggravio al Pubblico credo anche che questi Religiosi pregiudichino al Parroco e agli altri Preti che potrebbero profittare di tutte quelle elemosine che cadono nelle loro mani”.
(“Progetto rispetto allo spirituale“. Carta 49 manoscritto “Relazione di Portoferraio a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo consigliere di stato“ 1766. Biblioteca comunale di Portoferraio)
L’Abbondanza era nel settecento a Portoferraio la più importante azienda cittadina pubblica sostenuta con risorse finanziarie della comunità (per approfondimento vedi link https://www.academia.edu/45101124/POLITICA_ECONOMICA_NEL_1700_
MAGISTRATURA_DELLABBONDANZA_MARCELLO_CAMICI_ALLEGORIA_DELL_ABBONDANZA
Marcello Camici
Foto di copertina - “Prospettiva della Città di Porto e Fortezze di Portoferraio del Serenissimo Granduca di Toscana“. Giuseppe Maria Terreni (1739-1811). Dipinto olio su tela.
PARTICOLARE relativo alla chiesa del SS Salvatore con annesso convento.
E’ ben visibile il tetto del convento dei frati di cui Vincenzo degli Alberti riferisce dover essere fatta manutenzione soprattutto al tetto.
Foto 2 - “Convento de’ Minori Osservanti”. Carta 12 manoscritto “Relazione di Portoferraio a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo consigliere di stato“ 1766. Biblioteca comunale di Portoferraio.