Con “Strade d’acqua – tra viaggi, tre rotte tre destini” (Il Frangente editore), Maria Gisella Catuogno ha scritto un libro prezioso, bello da leggere perché scritto benissimo, con il quale passare un pomeriggio d’inverno a riscaldarsi di storia e di vite, mentre si naviga tra le pagine dei mari freddissimi e tempestosi delle Isole Lafoten e di Capo Horn o nei paradisi tropicali ancora sconosciuti, quando i luoghi del mondo erano lontani, quando uomini coraggiosi e donne ancor più coraggiose cominciavano a raccontarlo e a unirlo, quando la meraviglia della natura e dell’umanità non era ancora diventata paccottiglia da social network e standard globali, quando il viaggio, ogni viaggio lontano, era davvero un’avventura e non Pechino Express.
Quelle che racconta Gisella sono tre storie lontane nel tempo e lontanissime dalla nostra civiltà bulimica e onnivora, sono la storia di un nobile veneziano che partì per vendere vino e finì, dopo tempeste e naufragi, per trovare un tesoro secco e puzzolente, lo stoccafisso, che avrebbe cambiato il modo di cucinare e mangiare degli italiani, anche degli elbani; sono le storie di due donne proletarie che con quei viaggi cambiarono il loro destino, diventando una la prima donna e botanica – una citizen scientist si direbbe oggi – a circumnavigare il mondo e l’altra quella che ha rivoluzionato la lavorazione della seta in Cina.
E se la prima storia è quella di un nobile che diventa naufrago e profugo, salvato da poveri che sentono sacro il dovere cristiano di salvare naufraghi e affamati – una storia da meditare nei nostri giorni crudeli – le altre due storie sono l’emancipazione impossibile per le donne europee e italiane, una liberazione resa possibile dalla curiosità e dalla scienza e dalla sapienza del lavoro. Due donne povere e forti che si emancipano e che affrontano viaggi difficili e allora lunghissimi e che sono anche viaggi nella loro vita, nella loro stupita voglia di conoscenza, nel futuro che hanno aperto per le donne europee e una strada che ancora non possono percorrere tutte le donne del mondo.
Il libro di Maria Gisella Catuogno ci racconta di questi viaggi che oggi si fanno in poche ore e che allora erano viaggi fra mondi, alla scoperta di pesci secchi e duri come il legno, delle mille specie sconosciute che oggi ci sembrano familiari, della Cina misteriosa e lontana che oggi inonda il mondo di merci. Sono tre viaggi, tre racconti nelle meraviglie che ci raccontano di uomini e donne del passato, che è diventato il nostro presente e sarà il nostro futuro.
E chiudendo il libro di Gisella ci dispiace di non poter continuare a viaggiare con altre storie e viene da chiedersi se avremmo mai mangiato lo stoccafisso senza quei naufraghi e profughi e soprattutto cosa avrebbe potuto essere il mondo se quelle donne proletarie, intelligenti e forti avessero avuto nel passato gli stessi diritti che ancora oggi in molti vorrebbero negare e negano alle donne.
Umberto Mazzantini