Una esperienza rara ho avuto la fortuna di vivere e mi fa piacere divulgarla.
In un punto sperduto dell'America Latina, nel Chaco boliviano (da qui passò Ernesto Che Guevara) nella piccola comunità di Santa Rosa de Cuevo dove vivono circa 45 famiglie Guaraní, presso un antica missione francescana, dal 15 al 30 di marzo di questo anno, si è tenuto la quinta edizione del Festival internacional de las artes de Santa Rosa.
Il Festival, pensato voluto e curato da Mimmo Roselli, artista italiano riconosciuto a livello internazionale, ha visto la partecipazione di circa 100 persone tra Guaraní e artisti provenienti da tutto il mondo. Undici lingue diverse si sono incontrate in questo piccolo angolo del pianeta: dal Brasile all'Italia, da Cuba al Canada, dagli Stati Uniti al Giappone, musica, danza contemporanea, pittura, scultura, installazioni, poesia e teatro sono stati i linguaggi artistici interessati.
Uno degli obbiettivi del Festival perseguito da Mimmo Roselli, oltre all'incontro tra culture, è quello di realizzare arte con pochi strumenti, valorizzando i materiali disponibili nel luogo.
Chi scrive, ad esempio, ha realizzato insieme ad alcuni ragazzi una barca a vela utilizzando canne comuni. Una barca, in un paese in cui il mare non c'è, che vuole offrire la possibilità in chi la guarda di sognare e andare in luoghi lontani.
L'esperienza umana ed artistica è stata preziosa. Il sorriso dei ragazzi nello scoprire nuove possibilità nelle loro mani sarà per me indimenticabile.
Roselli, giunto alla sua quinta edizione, ha deciso di cedere la cura del Festival ad un giovane gruppo boliviano di artisti e artiste che già si è messo a lavoro per la sesta edizione che si terrà nel 2027.
Certamente verrebbe da concludere che se si investissero più soldi in Festival di questo tipo e non in armi tutti sicuramente vivremmo meglio.
Pino Fabbri