Nel giorno (venerdì prima di Pasqua) in cui noi cristiani ricordiamo l'arresto di Gesù, il processo, la condanna e l'uccisione, molto oppurtunamente a Portoferraio si è parlato di situazione carceraria e del penitenziario elbano.
Altri racconteranno quanto Raimonda Lobina, garante elbana dei diritti delle persone private della libertà, e i rappresentanti di associazioni e cooperative hanno illustrato.
Qui desidero esprimere due semplici considerazioni.
La prima di apprezzamento per la scelta del giorno, venerdì santo appunto, per svolgere la conferenza stampa.
La seconda riguarda in particolare quanti di noi si professano cristiani.
Il Cristo ha condiviso la reclusione, scendendo nell'abisso del carcere e delle tenebre, vivendo sulla sua persona la violenza fisica, manifestazione di quella violenza più profonda caratterizzata dalla menzogna e dal desiderio di potere, di dominio e di possesso. Oltre ogni interpretazione teologica, vale la pena richiamare il fatto che, secondo i racconti evangelici (unici a riferirci le ultime ore di Gesù), nella vicenda entrano in gioco le diverse libertà (utile leggere cogliendo il proprio dei diversi personaggi). Si può parlare di corresponsabilità, nel bene e nel male, di ogni singolo o gruppo. Credo che sia opportuno, pertanto, riflettere sulla nostra corresponsabilità nell'oggi della società e del mondo. Volutamente faccio riferimenti a persone e situazioni concrete. Solo rivolgere un invito a noi cristiani a ripensare alle convinzioni che ci guidano, ai comportamenti, agli atteggiamenti, per cogliere dissonanze con i criteri evangelici.
Occorre rinnovarsi continuamente, nella mente e nello spirito. Così davvero sarà possibile sperimentare in sé il mistero pasquale. Farne la logica con la quale stare al mondo, da creature rinnovate i cui criteri denunciano la disumanità di quelli dominanti (potere, possesso, superbia) e annunciano la gioia del servizio e della condivisione con tutti. A cominciare da quelli con i quali Cristo stesso si è identificato e si identifica, non solo a parole e non solo simbolicamente. In tal modo, l'amore per Cristo si manifesta e invera nell'amore fraterno, come indicato nel capitolo 25mo del vangelo di Matteo, e dove leggiamo anche: "ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Una realtà ineludibile anche per i cittadini non cristiani, accomunati dal riferimento alla Costituzione italiana e in particolare all'articolo 27.
Nunzio Marotti
[immagine di "Cristo alla colonna" di Donato Bramante, da wikipedia]