Che meraviglia! Che dolcezza, che semplicità, che purezza le figure che fanno l’amore sulle facciate dei templi! Ce ne sono anche un centinaio sulla facciata di un solo edificio.
Che bellezza i templi indiani di Khajuraho.
Il peccato lo fece la Chiesa (e tre…) quando mise all’indice queste opere d’arte .
Sarebbe troppo lungo fare una lezione di arte su queste creazioni di pietra, lineari ed eleganti che si sciolgono in sinuosi volumi. Pensare che l’epoca nella quale sono state costruite corrisponde al nostro rude, primitivo e pur bello stile romanico.
L’arte in oriente è un’altra cosa: è una delle forme di spiritualizzazione, solo noi in occidente facciamo l’arte per l’arte.
Mi trovavo in India con un programma di visita organizzato. Meno male che quel giorno seppur in ritardo per una fitta nebbia, l’aereo partì da Jaipur per Khajuraho, altrimenti mi sarei perso la visita.
All’arrivo mi trovai al cospetto di una pianura piena di templi, il gioiello della cultura del Madhya Pradesh, stato centrale dell’India.
Khajuraho è una città di appena ventimila abitanti, 620 Km a sud di Delhi; il suo nome significa “palma da datteri”.
I templi furono costruiti tra il 450 e il 1050 d.c. Dopo il tramonto della dinastia Candela – XII secolo - la città fu abbandonata e i templi invasi da una fitta foresta che li ha tuttavia preservati, in buona parte intatti, fino al 1838, quando li scoprì il capitano Burt, un ingegnere dell’esercito inglese.
Queste opere sacre, dedicate all’Hinduismo, erano 85, ne rimangono 22. Oggi sono dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Le sculture, disposte sulle facciate a decine, sino alla sommità, spesso sono rappresentate nell’atto di accoppiamento, fonte di piacere fisico ma anche di risveglio spirituale per la coppia, secondo la religione tantrica.
L’intento di questa religione era di trasformare la forza del corpo in energia pura.
Certamente bisognerebbe vederle mettendosi nella situazione del pensiero indiano.
Un particolare che mai dimenticherò è questo: ero uscito una sera dall’albergo e passeggiando mi fermai in un negozio di libri; mi misi a parlare con il proprietario sulla spiritualità che ancora c’era in India e gli raccontai di aver dedicato parte della mia vita ad un territorio di un’isola e che alla fine era diventato bello. Mi disse: “ Tu hai creato con amore un paradiso, hai trovato la pace della tua anima, è la che devi cercare te stesso, non occorre che tu venga in India”.
Italo Bolano
Nelle foto:
- particolare di un abbraccio
- particolare di figure
- parte della facciata di un tempio