Ti può capitare di essere incuriosito da un libro, di cominciare a leggerlo ed esserne catturato.
Mi è successo con Solo, intorno al mondo di Joshua Slocum, il primo navigatore solitario della storia a fare il giro del mondo, quasi 120 anni fa, precursore di tutte le imprese solitarie e dei libri che ne sono seguiti (la stessa isola d’Elba ha in Laura Zolo la sua navigatrice-scrittrice).
Quali fossero i libri che abbiano conquistato Slocum a bordo della sua Spray non lo sapremo mai, ma gli furono certo di grande compagnia, se nel raccontare la sua navigazione, dopo oltre due anni e mezzo a bordo, mentre sta arrivando a Sant’Elena, passa un’intera giornata a digiuno perché assorbito dalla lettura. “Lessi a lungo dimenticando la fame, il vento e il mare, sicuro che tutto andasse nel migliore dei modi, quando all’improvviso una grande ondata si rovesciò a poppa e invase impudentemente la cabina infradiciando anche il libro che stavo leggendo. Evidentemente era il momento di prendere una mano di terzaroli per evitare che la barca deviasse dalla sua rotta.”
Come in un gioco di specchi, Joshua Slocum a sua volta ha conquistato negli anni i suoi lettori al piacere della navigazione, della lettura e della scrittura. E potrà farlo ancora, anche in Italia, dopo la riedizione a cura di Nutrimenti, che parte da una ricca introduzione di Björn Larsson. Lo scrittore svedese (v. qui l’intervista dell’archivio Rainews), autore di La vera storia del pirata Long John Silver e di altri libri che hanno al centro storie di mare, ha preso proprio da questo libro “il seme del sogno” di navigare per conto suo sull’oceano, di fare per anni della barca la sua abitazione e il luogo dove scrivere.
Un classico della letteratura, non solo di mare
Solo, intorno al mondo, fa notare Larsson, non solo è il primo racconto, datato 1900, originato da un giro del mondo in barca a vela, ma si può considerare un “classico”, e non solo della letteratura specializzata in navigazione. Slocum, originario della Nuova Scotia, si imbarca giovanissimo, attraversa tutti i mari e tutte le esperienze professionali possibili a bordo delle navi, e quando a 48 anni un cacciatore di balene gli regala un relitto, ci lavora per undici mesi e ne fa un gioielletto di undici metri e venti di lunghezza e quattro metri e trenta di larghezza, di una decina di tonnellate di stazza.
Il lettore sale a bordo con Slocum e ne vive le esperienze, le avventure, le sensazioni, gli incontri, perché il navigatore solitario ha una straordinaria capacità empatica. La sua figura è la più lontana possibile da quella di un eremita. “Provatevi a non avere un amico e vedrete cosa vi capita”, avverte. L’uomo che racconta e si racconta ha dentro di sé, come tutti noi, molti personaggi (non a caso parla spesso dell’”intero equipaggio dello Spray”), ma ha la grande capacità di farli convivere. “Non ebbi mai di che lamentarmi del cuoco, ed era una regola di bordo che il cuoco non avesse da lamentarsi di me. Non è mai esistito un equipaggio che andasse così d’accordo.” Per sentire meno la solitudine, che all’inizio sembra davvero spaventarlo, parla con la barca come un cavaliere col suo cavallo, o si rivolge al suo alter ego ad alta voce ordinando “otto colpi di campana” o chiedendo “è giusta la rotta?” Quando è in difficoltà, a partire dai terribili crampi allo stomaco all’inizio della traversata, interviene in suo aiuto un immaginario “pilota della Pinta” di Colombo, che prende il suo posto al timone ogni volta che è necessario, per poi sparire dopo l’ultima tempesta.
Le due qualità principali che fanno di Slocum un grande navigatore e un eccellente scrittore sono la capacità di osservazione, con la dovuta attenzione alla padronanza della barca e del racconto, e l’occhio sereno e autoironico che gli permette di non naufragare di fronte a nessuna evenienza. I riferimenti che sceglie sono quelli dell’attenta osservazione della natura: “Tutte le notti vedevo attraverso la Croce del Sud, ogni mattina il sole sorgeva a poppa e ogni sera tramontava a prua. Non desideravo avere altra bussola come guida. questi riferimenti erano del tutto sicuri. Se dubitavo dei miei rilievi dopo un lungo periodo trascorso in mare, li verificavo in base all’orologio messo in cielo dal grande Architetto, e lo trovavo preciso.” I suoi calcoli senza alcun supporto di strumenti sono talmente esatti, che, la volta in cui i dati sulla sua posizione non coincidono con le ipotesi fatte sulla carta, … rileva persino un errore sulle tavole logaritmiche.
Incontri, avventure, sorprese
Il giro del mondo di Slocum dura tre anni, due mesi e due giorni, tra il 1895 e il 1898. Le sue avventure in qualche caso sembrano uscite dalla fantasia di Jules Verne e dal giro del mondo in ottanta giorni. Ma, al contrario di Phileas Fogg, l’americano tutto ha fuorché fretta di arrivare. E i suoi racconti sono, probabilmente, tutti reali. Oltre agli inevitabili imprevisti, come i sette tentativi necessari per passare attraverso lo Stretto di Magellano o gli inutili assalti e stratagemmi degli indigeni della Terra del Fuoco per impadronirsi della nave, ci sono incontri memorabili, come quello con la vedova di Robert Louis Stevenson o con l’esploratore Henry M. Stanley. Da un luogo all’altro il viaggio è denso di curiosità di conoscere, di incontri, di festeggiamenti. Slocum incontra appoggio e solidarietà ovunque e il suo carattere aperto ed empatico lo aiuta ovunque.
Di ogni luogo sa individuare i motivi di interesse e di attrazione e da ogni luogo, specie da alcune isole, parte con un po’ di nostalgia. Specie quando gli appaiono, o le descrive, come piccoli paradisi terrestri. E’ il caso di Juan Fernandez, l’isola al largo delle coste cilene luogo del naufragio di un pirata inglese, che visse da solo quattro anni e mezzo e ispirò la storia di Robinson Crusoe o delle isole australiane Keeling Cocos, dove un avventuriero si portò su un piccolo atollo disabitato un harem di quaranta donne africane, o Vailima, nelle Samoa, dove il navigatore solitario è accolto come un grande amico dal re e dalla sua gente. Il viaggio offre ogni tipo di sorprese: a San Gabriel il suo arrivo è visto come quello dell’Anticristo, in Sudafrica il governatore del Transvaal vorrebbe convincere persino lui che la Terra è piatta, perché così dice la Bibbia.
L’umiltà, la coscienza delle proprie potenzialità e dei propri limiti e la verifica di ogni piccolo dubbio sono alla base di ogni giornata di navigazione e di ogni nota di bordo.
“Gli ufficiali troppo sicuri che conoscono ogni cosa come un libro sono quelli che, nelle mie osservazioni, hanno il maggior numero di naufragi e perdono molte vite.” Per ben due volte incontra sul suo percorso navi ben più grandi e potenti della sua, di cui leggerà poi le notizie di naufragi.
Quello che Slocum non vuole fare è presentare le sue imprese come eroiche e straordinarie. Il viaggio è, come tutti i viaggi classici della letteratura, un viaggio interiore, in cui più si avvicina alla meta, più si sente parte integrante della natura, fino all’allegoria di un inno di una donna cristiana di Fairhaven che si sorprende a ripetere sempre più spesso:
Dalle onde sono trascinato e guidato.
Ma la mia piccola barca ancora tiene testa
Ai venti urlanti e ai mari in tempesta.
La riedizione del libro nella collana Nutrimenti mare è arricchita dalla riproduzione dei disegni in bianco e nero della prima edizione, che accompagnano il lettore nel suo viaggio intorno al mondo al seguito del primo navigatore solitario.
Joshua Slocum, Solo, intorno al mondo, prefazione di Björn Larsson, traduzione di Amilcare Carpi de Resmini, Nutrimenti mare, 2014, euro 16
Luciano Minerva http://www.elbadipaul.it/