La chiamiamo da sempre l'Isola Piatta, ma rischiamo che i nostri posteri, memori delle reiterate bizzarre idee che la generazione dei viventi ha fatto spiaggiare a Pianosa, la ridefinisca "L'Isola delle Minchiate"
Orbene, mettiamo che di punto in bianco uno dei nostri conoscenti ci telefonasse per dirci:
«Sai, sarei favorevole da subito a realizzare sull’isola piatta una mega tendopoli organizzata civilmente (da 10, 15 o ventimila persone) dove accogliere i migranti, al fine di selezionare quelli che hanno diritto ad asilo politico e quelli che non ne hanno. E’ un problema che l’Italia deve risolvere e Pianosa, oggi abbandonata e vicina alla morte, potrebbe tornare ad avere uno scopo».
Nel caso gli diremmo:
"Ci pare che tu abbia bisogno di un periodo di calma e riposo e magari della compagnia di persone che si occupino amorevolmente di te in una adeguata struttura ricettiva, necessiti sicuramente di qualcuno che ti stia ad ascoltare e che ti dia qualche pasticchina, ti faccia qualche iniezione. Non sono posti così malvagi sai, ci si trova dentro gente simpatica: Napoleoni, inventori del moto perpetuo, altri originari di Nazaret, intanto tu stai buono lì che io chiamo il 118 e il 113"
Ma dopo aver letto dell'immaginifica tendopoli su uno dei più prestigiosi organi di informazione nazionali (il Corrierone) con l'attribuzione delle parole ad un amministratore elbano, siamo approdati al "M'attasto se ci so'" increduli di aver capito (come avevamo capito) bene quel che leggevamo.
Ordunque, ragioniamo, pensiamo ad una specie di "piano di fattibilità":
- non contando l'abominevole etica della scelta di rinchiudere come bestie tanti esseri umani in mezzo al nulla,
- non contando i costi economici assurdi di una tale operazione,
- non contando la caterva di norme, leggi, direttive nazionali ed internazionali che impedirebbero la realizzazione di una tale follia.
facciamo finta per un attimo che sia una cosa seria, partendo dal più umile degli aspetti ricettivi, avvertendo che i passi successivi non saranno adatti alla lettura di chi ha la puzza sotto il naso.
Facciamo capo (beh, non propriamente capo) dalle deiezioni umane che sarebbero prodotte da una simile cittadella, calcolando "solo" in un migliaio le persone aggiuntive, ai profughi stazionanti a Pianosa, necessarie per la custodia e la gestione della "tendopoli barbettiana".
Ci siamo fatti aiutare da chi ha qualche cognizione di fisiologia, ed il nostro amico è giunto alle conclusioni che ventunomila persone produrrebbero quotidianamente una massa di cacca solida stimabile almeno intorno alle 6/7 tonnellate, e un volume di pipì pari (ad essere molto prudenti) a circa 35.000 litri.
Tutta roba che sarebbe evidentemente da smaltire acconciamente (pena la mutazione nei secoli della denominazione: da "La Pianosa" in "La Pisciosa") ma come?
A parte la mancanza di rete fognante adatta - trascurabile particolare - così come di una compatibile rete idrica, anche volendo non si potrebbe scaricare a mare il "prodotto lordo", che dovrebbe quindi essere esportato e smaltito altrove. Dove?
Passiamo a più potabili aspetti, appunto quelli idrici: secondo l'ONU la soglia minima delle necessità per ciascuno di noi ammonta a 40 litri per i diversi usi. Come, dove si troverebbero e come si porterebbero, come si conserverebbero e distribuirebbero le circa 850 tonnellate (quotidiane) di acqua necessarie alla Ellis Island in salsa barbettiana?
Aggiungiamo a ciò la necessità di movimentare da e verso l'isola le persone e le derrate alimentari e quant'altro consumerebbe la ruggeriana tendopoli, per che via lo si farebbe? La risposta immediata sarebbe, visto che parliamo di un'isola: "via mare". Sì, certo, peccato che Pianosa non abbia un porto degno di una tale denominazione... tre giorni di grecale e a Pianosa è Ramadan continuato. E allora?
Allora non resterebbe che la via aerea, e così tornerebbe utile l'antica idea di un altro inventore, di vaglia anche superiore a quella del Sindaco di Capoliveri: il grandissimo Charles Benson deposto capo del legaiolismo insulare che ideò il magnifico hub, l'aeroporto intercontinentale di Pianosa!
Già, nel combinato disposto "barbensiano", ci pare di vederlo il trafficato scalo con un andirivieni di aerei che portano rifugiati e rimpatriano espulsi e che careggiano acqua, medicine, pane, pomodori, kous-kous e (non ce la siamo scordata) merda.
Ultima e poi ci chetiamo: ma come, il sindaco ha scatenato il finimondo e tutto l'uluadulante gorillaio dei fan suoi, per una mezza dozzina di donne incinte, e vuole stioccare in un lager pianosino 20.000 persone (quante abitano Portoferraio, Campo e marinese condominio di Cimabue)?
E pensa che 14 miglia di mare spaventino questi poveri cristi che hanno traversato, rischiando la pelle ogni minuto, il deserto e il Mediterraneo?
Tempo due giorni, se ne ritrova qualche migliaio a Lacona.