Sembra l’immagine dell’agonia di un indomito dinosauro che, non volendo arrendersi alla sua improcrastinabile fine già da tempo diagnosticata con certezza, cerca di lottare inutilmente, in questa domenica 28 ottobre 2018, contro gli scatenati e indomabili elementi della natura.
È l’ultimo pontile di Vigneria, realizzato a tempi record dalle maestranze della Società delle miniere riesi dopo il crollo, in analoghe condizioni, della precedente struttura sostenuta da rotaie conficcate nel fondo e protesa verso il largo sino a raggiungere una profondità superiore a m. 6 utile all’ormeggio di navi con portata fino a 8.000 tonnellate.
Saranno in molti a Rio ed altrove a rispolverare con commozione in questo momento vecchi ricordi legati a questo intreccio di acciai, cavi elettrici, motori, quadro comandi, tramogge e bascule che, nella sua essenzialità mirante alla sola operatività funzionale, dava anche mostra di una linea armonica ed elegante quasi a pretendere una sorta di rispetto da chi vi operava.
Conducenti di camion, motopalisti, operatori al nastro mobile, pesatori, elettricisti, meccanici e tutte le altre maestranze che dall’officina e dagli uffici direttamente o indirettamente rendevano possibile la caricazione e l’esportazione dei prodotti della miniera, essi hanno il merito di aver fatto vivere l’attività estrattiva, e con essa tante famiglie, sino al momento della definitiva chiusura.
Per conto mio i ricordi sono legati soprattutto all’aspetto nautico del lavoro, dalle manovre di ormeggio con tempo buono svolte in tranquillità quasi rilassante, a quelle di rapido, talvolta rocambolesco, disormeggio e fuga a causa dell’improvviso peggioramento delle condizioni meteo, alla determinante collaborazione degli addetti alla motobarca: ex marittimi esperti, affidabili, coraggiosi che non si peritavano di avvicinarsi rischiosamente alle boe con mare mosso per agganciare o sganciare i lunghi cavi inviati dalla nave, o di andare a ricuperare contro i frangenti il pilota appeso alla biscaglina per riportarlo in sicurezza a terra.
È scomparso definitivamente un simbolo dell’ultimo periodo di un’era iniziata alcuni millenni orsono, della quale restano per fortuna, a beneficio della cultura e del turismo, numerosi reperti, rovine, attrezzature trasformate in monumenti ed intere aree minerarie visitabili da studiosi o semplici curiosi.
Vittorio G. Falanca ex pilota del porto