Ho cresciuto due figlie "girandolone", tra le quali una in particolare, pure per lunghi periodi, usciva dai radar e se ne perdevano le tracce per il mondo, nonostante il progredire della comunicazione.
Tutto ciò non è bastato a vaccinarmi, anzi, al passo successivo: quello dei nipoti in giro per il pianeta, l'apprensione è cresciuta.
Orbene, mi appresto a compiere una violazione del codice deontologico, poiché parlerò riconoscibilmente di minori pubblicando persino le loro foto, ma superata la soglia dei 70 inverni uno talvolta si può permettere il lusso di forzare qualche regola, magari invocando l'attenuante generica del fatale rincoglionimento, che, come una spada di Damocle, pende su di noi tutti (se non è già piombata, visto che, del suo sussistere, al pari che delle corna, l'ultimo ad accorgersi è sempre il portatore).
Ebbene sì, avere due nipotine di 7 e 2 anni per tre settimane in vacanza in Senegal è abbastanza ansiogeno, nonostante riceva spesso immagini che le ritraggono in salute e felici sotto il sole africano.
Ma vedere quelle foto, vedere le mie nipoti mescolarsi con bimbe del posto, mi ha anche fatto pensare: loro sono là lontane e circondate dall'amicizia di un popolo colorato, mentre altri bambini sono molto più vicini, stanno a una manciata di miglia dalle nostre coste. Soffrono da due settimane, vomitano, sono con i loro genitori ma pure da soli, e sono circondati dalla stupidità e dalla cattiveria dell'uomo bianco.
Maltesi, italiani ed europei uniti nel vincolo del disprezzo della vita umana, dopo aver assistito distrattamente ad un genocidio per annegamento (sì, anche di molti, troppi, bambini) sono passati alla raffinata diretta tortura di 50 esseri umani.
Sono un po' incazzato cari i miei lettori, da cittadino nonno del mondo.
Vedo lorsignori, in particolare i nostri due "consoli", impegnati in queste ore in una pagliacciata a fini elettorali, recitando in un gioco delle parti sul frusto canovaccio del poliziotto buono e quello cattivo (che entrambi ti vogliono incastrare) sulla pelle di quei disgraziati senza porto.
Vorrei però vedere loro, per due settimane su una gottazzola di nave nel mare in tempesta, state certi che non si pavoneggerebbero in indumenti marziali che usurpano, non scatterebbero selfy mangiando nutella, né racconterebbero alle telecamere banalità e favate o proclami da rimangiarsi dopo un quarto d'ora, sfoderando sorrisi a 64 denti.
Vorrei tanto vederli colti da nausea, assediati dal fetore, costretti a fare la fila anche per pisciare (ops: andare alla toilette), obbligati a dormire ammassati stare con acqua e cibo razionati.
State sicuri farebbero "i gattini", guairebbero, implorerebbero di essere sottratti a quel destino infame e di sbarcare in un qualsiasi porto.
Mi dicono dalla regia che sei italiani su dieci, se mi leggessero, dissentirebbero (!)
Chissenefrega, io non ho mai avuto il culto dell'essere in maggioranza, lascio strada a chi corre in soccorso di chi vince, non ho la pretesa di piacere a tutti, e, agnostico a prova di bomba, (sul punto) sto con Papa Francesco, e non con questi ominicchi e quacquaracquà incapaci di pietà, di carità, di umanità per non parlare dello stile e del buon gusto.
Ma torniamo alle cose belle, torniamo a Frida e Anita sotto il sole del Senegal.
Si, resto in ansia, ma ammetto che a loro servirà questo viaggio, vedranno coi loro occhi quello che io potevo solo immaginare, da bambino, leggendo libri ed osservando avidamente rare illustrazioni.
Ma sono convinto anche che servirà loro a capire che il mondo è uno solo e che, prima di tutto va difeso, perché è da criminali inquinarlo irreparabimente, consumandolo, ma che è anche stupido dividere chi ci sta a bordo tra chi è bianco, e chi no, cosi come è vile instillare e coltivare negli umani la paura del diverso.
Spero che crescano da donne coraggiose e libere, libere soprattutto dai pregiudizi e "dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti" come diceva Guccini.
Laura, citando credo il suo di nonno, usa ripetere: "Se la razza c'è il maiale viene!" Posso solo sperarlo, vedrete voi che ci sarete.
Comunque, fossi nei panni degli ipocriti diarchi nostri, già mi preoccuperei a veder la generazione che crescerà, che sarà migliore della mia e della loro, e che fatalmente li seppellirà (politicamente), anche con una risata, perché chi è vanaglorioso ed arrogante, chi è (manifestamente o subdolamente) cattivo al punto di speculare sulle sofferenze altrui, per una manciata di voti, per il consenso dei più forcaioli, è inevitabile che quando cade, cada anche nel ridicolo, senza storico perdono.