Mercoledì 12 giugno si insedia il Consiglio Comunale di Portoferraio. Un evento importante per una Città. Il sindaco e i consiglieri rappresentano le attese dei cittadini, soprattutto “le attese della povera gente” (La Pira). I rappresentanti del popolo sono coloro che interpretano tali attese, attraverso l'ascolto e il discernimento in ordine al bene comune, e così, in qualche modo, hanno il potere di alimentare o spegnere la speranza. Emerge quindi la grande responsabilità di chi, in modo disinteressato, si pone al servizio dei concittadini.
Ma l'orizzonte di azione politica non è solo quello civico. E nemmeno solo quello elbano. Il contesto è più vasto: l'Italia, l'Europa, il Mondo. E' per questo che, talvolta, una decisione, che in piccolo è considerata giusta, si rivela non adeguata – o addirittura dannosa – nel più ampio contesto. E' il caso, solo per richiamare qualche ambito, dell'ambiente, della solidarietà, dell'economia.
Il linguaggio politico talvolta ha uno scadimento, perdendo il nesso realtà-parola e assumendo modalità che spesso rasentano il disumano. E' il caso delle fake news, delle calunnie, della demagogia, spesso amplificate dai social. Già nell'antica democrazia greca, la calunnia costituiva un'arma politica (*). Il concetto di calunnia in greco è espresso con il sostantivo "diabolè" e con il verbo "diaballo". Da qui l'italiano diavolo, "colui che trae in inganno".
Il parlar male dell'altro, la rumorosità, il gridare (come le urla di guerra)... sono ormai armi per accattivarsi le simpatie dei cittadini: taluni politici desiderano conservare o accrescere il loro potere, senza guardare al bene generale; il popolo, da parte sua, si lascia ingannare diventando pericoloso per la stessa democrazia.
E la pericolosità della calunnia si rivela in modo particolare quando questa è presente nell'assemblea dei rappresentanti della "polis", quella moderna come quella antica.
Aristofane, commediografo greco, è uno dei critici dell'uso menzognero e demagogico della parola. Nelle sue commedie presenta una pungente satira politica. La critica alla degenerazione del discorso politico nei luoghi rappresentativi, porta però il commediografo a sottolineare che c'è una possibilità di riscatto, in cui la calunnia può essere denunciata e la parola riacquistare il suo rapporto con la verità e la sua capacità di unire le persone – anche nella diversità di convinzioni – di dialogare e confrontarsi. E' proprio questo che l'autore greco esprime anche attraverso il ragionamento delle donne contro il tragediografo Euripide in una speciale assemblea (nella commedia “Le donne alle Tesmoforie”).
Oggi la calunnia e la diffamazione, ognuno con la propria specificità, sono giuridicamente perseguibili. E quindi si sta attenti a non caderci.
In ogni caso, occorre sforzarsi di parlare seguendo il principio della parrhesia, cioè con franchezza e libertà, sia nel criticare onestamente che nel dire la verità anche a proprio rischio.
L' augurio che si può rivolgere quindi a chi comincia la nuova consiliatura è proprio di fare della parola un elemento importante. Perché l'uso della parola possa far crescere la capacità di dialogo, di rappresentare in modo corretto la realtà, di additare mete condivise e comuni, di coinvolgere e di spronare. E anche di riconoscere – se occorre – errori e limiti dell'azione politica. Una parola, in definitiva, non ostile, proprio perché vede nell'altro non un nemico, ma al massimo un avversario e sempre un compagno di viaggio, ricco della propria diversità con cui relazionarsi positivamente.
(*) Colgo suggestioni dall'interessante contributo di Gloria Larini, già docente di materie letterarie italiane e classiche nel liceo “Foresi” di Portoferraio (“La calunnia come arma politica” - I rapporti tra calunnia e demagogia, demegoria e retorica nella democrazia ateniese al tempo di Aristofane)
Nunzio Marotti