Mi pare di aver già raccontato (ma ve lo ripropongo) quel che mi accadde ormai un mare di anni fa in Grecia, a Micene, mentre me ne stavo incantato davanti alla maestosità della Porta dei Leoni, vista prima di allora solo sulle poche e tirchie illustrazioni che i libri di storia dell'epoca riportavano.
Alle mie spalle d'un tratto sentii una voce che con inflessione "lumbard" sentenziava: "Ci hanno portato fin qui per vedere un paèsètto!"
Giovane e intollerante, strappato brutalmente al rapimento, mi volsi e così apostrofai irrispettosamente l'attempato tanghero padano: "Emerita fava lessa, hai davanti trenta secoli di storia e li chiami paèsètto? Che cazzo ci volevi trova' a Micene, la metropolitana?" Il mio interlocutore si allontanò scuotendo la testa e ripetendo: "L'è matt!".
A mia parziale consolazione il sorrisetto compiaciuto della guida (sua) evidentemente stufa di condurre in giro simili torzoli.
Orbene, è vero che Vespasiano insegnò all'umanità che "pecunia non olet" e che le invasioni barbariche a cui siamo sottoposti sono anche sangue fresco nelle vene della economia insulare, ma in questi giorni si ha davvero l'impressione di essere assediati da bande di "orfani di Ibiza e del Papeete", con spiagge ridotte a carnai fetenti di un mix tra sudore pecorino e olio solare, gruppi di ragazzotti incuranti di tutte le ordinanze sindacali che si aggirano su ruote o a piedi per i centri berciando fino alle quattro di notte, altri che se ne vanno per coste e sentieri in ciabatte e prendono gropponate in serie sugli scogli, altri ancora più maturi (si fa per dire) che si fiondano in auto sulle intasate strade, più confusi che persuasi sulle destinazioni, e che parodiando Totò e Peppino ti chiedono "Scusi, noios... noi, per andare dove vogliamo andare, dove dobbiamo andare?".
Ordunque è il caso di correlare l'inizio miceneo al ragionare sui nostri ospiti agostani. Ci è stato riportato che tempo fa un ferajese ricevette una richiesta di informazioni sulla strada per la residenza napoleonica di San Martino, e fin qui tutto regolare, ma, subito dopo la domanda sull'ubicazione della Villa, si sentì chiedere se sapeva quando ci fosse "lo spettacolo".
"Che spettacolo?" chiese il nostro concittadino "Quello con le comparse in costume napoleonico - precisò il turista - lo abbiamo visto in televisione..."
Ma sì, adeguiamoci alla domanda... la gestione associata inizi a tracciare una via disneyana alla promozione turistica dell'Elba: Cambi della Guardia Napoleonica davanti alla Palazzina dei Mulini, simil-combattimenti di gladiatori armati di daghe di plastica alla Villa Romana delle Grotte, sbarchi di pirati saraceni posticci al Barbarossa, cortei funebri etruschi con salma di lucumone fresca di giornata, e tanto di inumazione in grotte o calanchiole marcianesi etc. etc. etc.
Attendendo che, anche quest'anno, si spengano le luci del baraccone, restiamo sperando, anzi vagheggiando un turismo futuro meno caciarone, più spalmato nel tempo e sostenibile, con traghetti più affidabili ed a prezzi meno esosi, con meno auto e più mezzi pubblici, senza mufloni e cinghiali e con meno gente incazzata come un cinghiale in giro, con meno sirene di ambulanze e magari un pelo (ma giusto un pelo, eh!) più colto.