E ora che il già autorevole, ora esautorato, ex ex Sindaco di Capoliveri ammette finalmente che, in osservanza alla benedetta (in senso letterale) legge regionale 265 del 10.11.14, art. 34, “l’approvazione del progetto di un’opera di pubblica utilità costituisce variante agli strumenti di pianificazione territoriale o urbanistica del comune”, il dissalatore sarà, prima o poi, messo in opera, vien da chiedersi quale sia stato il senso della decina di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato presentati dalle Giunte precedenti a quella in carica, avvalendosi di “avvocati di chiaro valore giuridico” che forse tanto chiaro non era (nel qual caso avrebbero lealmente evitato di patrocinare una decina di cause perse in partenza), visto l’esito dei ricorsi (negativo, senza eccezioni), ma lasciamo perdere, e anche quale sia il senso della cavillosa resistenza della giunta attuale se non quello di un’affannosa rincorsa ai voti dei propri elettori, fottendosene ampiamente dei problemi idrici dell’intera isola, aggravati, probabilmente, da molti pozzi abusivi che si vocifera essere in attività non solo nella piana di Capoliveri, voci che nessuna delle nostre numerose autorità locali ha cercato di tacitare, censendo e, nel caso, sanzionando.
La vicenda del dissalatore, o meglio dell’eterogeneo gruppo degli "anti" (che poi, in verità, non è che il dissalatore non lo vogliono, più che altro non lo vogliono dalle parti di casa loro) è diventata nel tempo sempre più simile a una baruffa da osteria, durante la quale, assieme alle concioni su fantasiose alternative come la trivellazione del Capanne, o i torrenti impetuosi che possono diventare inesauribili riserve idriche, troviamo accattivanti filmatini nei quali, con le freccette, “si dimostra” (con l’avallo di “ricercatori dell’Università di Pisa” che, forse per modestia, sembrano preferire l’anonimato) che nel Golfo Stella l’acqua di mare è sempre la stessa in quanto le correnti girano in tondo intrappolando così la salamoia prodotta dal dissalatore e rendendo nel prossimo futuro il fondale marino simile alla Cartagine sulla quale fu sparso il sale dei conquistatori romani.
Come in uno scalcagnato romanzo d’armi, questi prodi amministratori, persa definitivamente la guerra dopo aver volonterosamente perso tutte le battaglie, sono da tempo accalorati in accuse reciproche di codardia, tradimento e intesa col nemico.
Di natura sono pessimista ma me ne dimentico molto spesso (cit.: C. Zavattini) e dunque voglio credere che alle prossime elezioni i capoliveresi coglieranno finalmente l’occasione di levarseli democraticamente di torno.
Briganteemezzo