22 marzo 1917, è in esecuzione quella che, pochi mesi dopo, Papa Benedetto XV° bollerà - nella sua "Lettera ai Capi delle Nazioni belligeranti"- come "Inutile Strage" destinata ad essere titolata nei capitoli dei libri di storia come 1^ Guerra Mondiale.
Da uno dei meno noti tra gli infiniti fronti della carneficina, l'Albania, Alessandro Lambardi - ferajese autenticato dal cognome che porta - scrive con un lapis, in arzigogolata e faticosamente comprensibile grafia, alla sua Ida.
Il soldato semplice "Sandro", alla fine di una giornata della sua guerra, invia un segno di continuità della sua vita, cerca di tranquillizzare i suoi cari e chiede notizie della famiglia, dei figli.
La "cartolina militare" sarebbe stata destinata ad arrivare dal "Paese delle Aquile", oltre due mari, in una casa del Centro Storico di Portoferraio, in via Elbano Gasperi.
Non sappiamo se "Sandro" sia tornato a casa, né se Ida l'abbia mai effettivamente letta la cartolina, o se essa sia stata tra le molte incappate nella rigida censura del Regio Esercito; la sua copia in foto ci è giunta dalla Sig.ra Loredana Ambrogi che così commenta:
"Salve, colleziono cartoline e scritti che riguardano l'Isola d'Elba. Spesso acquisto nei mercatini dell'antiquariato e mi capitano oggetti emozionanti,tra tanti di questi, la posta militare. Ricordi di soldati sofferenti, lontani dalle famiglie e in luoghi di sofferenza (...) Sono passati 107 anni ma la forza emozionale è la stessa di quando fu scritta. Spero che i discendenti leggano questa notizia."
Sì, 107 anni trascorsi e siamo ancora qui con Francesco, settimo successore di Benedetto XV°, di fronte a molteplici, agghiaccianti, inutili stragi, soprattutto di Bambini, Donne e Vecchi, dei deboli, di coloro che in un naufragio "civile" hanno la precedenza sulle scialuppe, e che invece sono i primi a crepare nel gelo dell'Ucraina, nel buio del Mare Nostrum che li inghiotte, straziati a decine di migliaia sotto terribili ed ingiustificabili bombardamenti, o di stenti, nel carnaio di Gaza.
"E l'Italia giocava alle carte, e parlava di calcio nei bar..." Ma pure Gaber è da rivisitare, perché ormai di calcio e di altre favate (Influencer, VIP, giurati della canzone) non si parla nei bar ma nelle sentine social, spaventosamente da soli ed individualisti, nel calduccio delle nostre case.
Abbiamo perso la capacità di indignarci, di vergognarci e di incazzarci, "di mollare le menate e di metterci (pacificamente) a lottare", ingoiamo qualsiasi rospo col prosecchino.
Oggi, come 107 anni fa, la guerra è un'autentica, idiota merda, e chi la fomenta un assassino.
Sergio Rossi