Una festicciola in casa di amici, alcool in quantità e probabilmente una ricerca di considerazione smisurata. Questi gli ingredienti che hanno portato i Carabinieri della Stazione di Campo Elba e dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Portoferraio a far luce su una segnalazione, da parte di un’amica, circa un’asserita violenza sessuale subita nel pomeriggio di qualche giorno addietro, da una 20enne di origini russe in vacanza nella splendida località turistica campese. Agli investigatori immediatamente accorsi al momento della segnalazione la ragazza ha riferito di essere stata aggredita alle spalle, una volta rientrata a casa da una festa fra amici, da due uomini incappucciati che, con un coltello ed una forbice, l’avevano afferrata e trascinata controvoglia sul letto ove aveva subito violenza sessuale completa. Quindi i due individui si erano allontanati, a piedi, dopo averla minacciata di non riferire nulla alle Forze dell’Ordine. I Carabinieri attivavano immediatamente il “protocollo rosa”, che in questi casi fornisce uno staff completo (personale sanitario, psicologo, assistente sociale) alla vittima e le indagini del caso con immediato ed approfondito sopralluogo tecnico presso i luoghi dell’asserita violenza. L’attività si è ripetuta al mattino seguente e la luce del sole ha permesso di analizzare con maggiore scrupolo tutti i dettagli forniti dalla ragazza (ai militari, agli amici ed al personale medico) che, a dire il vero, già da subito apparivano dubbiosi e contrastanti. Ma in questi casi la prudenza non è mai troppa ed il lavoro certosino degli uomini dell’Arma, seppur con le oggettive difficoltà nate dalle contrastanti versioni fornite, nel giro di tre giorni circa, ha permesso di ricostruire quanto accaduto concludendo l’attività investigativa con la segnalazione in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria livornese della ragazza per simulazione di reato. Secondo gli inquirenti infatti, che hanno acquisito le immagini di una telecamera che inquadra proprio lo stabile occupato dalla giovane per il periodo estivo, il rientro in casa è avvenuto con circa due ore di ritardo rispetto a quanto riferito e nessun’altra persona è stata vista entrare nell’appartamento ove, a dire dell’interessata, i due individui si trovavano ad aspettarla. I referti medici immediatamente rilasciati dai sanitari che l’hanno visitata e curata, non parlano assolutamente di violenze subite tantomeno di carattere sessuale. Infine le testimonianze degli altri abitanti dello stabile non evidenziavano alcun riscontro alle dichiarazioni rese dalla 20enne. Sarà certamente difficile adesso per la ragazza giustificare tale comportamento all’Autorità Giudiziaria cui dovrà rispondere di un reato con pena che può raggiungere i tre anni di reclusione.