“Il carcere di Porto Azzurro potrà tornare ad essere un carcere modello: ha ora una nuova squadra, con un nuovo direttore, stabile, il dr. Francesco D'Anselmo, un Garante dei diritti dei detenuti, il prof Nunzio Marotti e sono al via una serie di progetti ad hoc”. Questa la sintesi estrema di quanto ha detto il Sottosegretario di Stato alla giustizia Cosimo Maria Ferri, impegnato a dare il massimo sostegno alla struttura, nella conferenza stampa organizzata alla vigilia di Ferragosto nell'ufficio del direttore, chiamato di recente a dirigere il penitenziario. Dal 1890 nella fortezza spagnola di San Giacomo, del 1603, esiste la Casa di reclusione e ora parte una nuova fase che dovrà consentire ai 285 reclusi, a tutto il personale carcerario e agli educatori, di vivere una decisa e positiva svolta esistenziale. Ci sono stati, negli ultimi anni momenti di crisi, con sovraffollamento e ristrettezza di mezzi finanziari, che la stampa ha riportato, questioni aggravate poi dalla mancanza di un dirigente stabile.
Ed ecco il piano progettuale: si partirà dal potenziamento dell'azienda agricola esistente nel reclusorio, in grado di dar lavoro ai detenuti, grazie anche alla creazione di una cooperativa sociale, fatta dagli stessi reclusi, d'intesa con la Confagricoltura. Si produrrà marmellata a marchio del carcere e altri prodotti locali caratteristici dell'Elba, impiegando fino a 10 reclusi. Al varo pure una carrozzeria e un sistema di pulizia delle aree interne ed esterne, con il sistema della raccolta differenziata, impiegando altre 10 persone, progetti che sono già finanziati dall'Amministrazione penitenziaria. E ci sono altri piani per migliorare le strutture detentive da rimodernare, in particolare si vuol creare una nuova palestra, più ampia di quella esistente, ricavata da un ramo in disuso del reclusorio.
“Dove con 10 mila euro-ha detto il direttore D'Anselmo -si potranno abbattere tramezzi e realizzare uno spazio ampio, multidisciplinare, dove si farà ginnastica, si ascolterà musica e altre attività ricreative”.
Inoltre proseguirà l'intesa già collaudata col mondo della scuola, con il liceo Foresi e si avrà una sezione distaccata dell'istituto professionale che consentirà di aprire un corso per conseguire un diploma in agricoltura. Non mancheranno azioni tese al benessere del personale carcerario, creando un centro ricreativo in uno spazio specifico, con una sala per il relax e i programmi non finiscono qui. Al meeting anche Roberta Miliani, volontaria dell'Unitre, nonché l'educatrice della casa di pena Barbara Radice, per cui si è parlato pure del miglioramento della biblioteca e di tutte le attività culturali già avviate. Una parte importante in tale attivismo ce l'ha il sindaco di Porto Azzurro, Luca Simoni, presente alla riunione, che ha ricordato il passato quando i portazzurrini raggiungevano il carcere per frequentare il cinema, e un tecnico detenuto, riparava le lavatrici di pezzo paese. Esisteva un bel rapporto. E i dirigenti hanno uno schema delle attività Trattamentali rieducative, che prevedono incontri di tutti i tipi, a partire dall'aspetto ludico e quindi ping pong, bocce, calcio con il quale sarà creato un torneo coinvolgente 160 detenuti e in totale, e tra le varie attività i reclusi impegnati saranno circa 240. Il piano socializzante prevede 44 azioni, in cui sono coinvolte anche le associazioni elbane, come l'Elba Rugby, la Promosport, che organizzerà un giro podistico, il Comune di Rio nell'Elba, il gruppo volontari Dialogo con l'inserimento di due detenuti volontari in aiuto ad un soggiorno isolano di disabili, attività con Legambiente e l'elenco potrebbe continuare.
“Ma la parte più importante - ha detto il Garante dei diritti dei detenuti Marotti- è quella di essere tutti più vicini a questa realtà particolare, che non va mai dimenticata, quindi ci vuole uno stretto rapporto con le varie entità del territorio locale”. E del resto l'uomo ha creato il sistema carcerario è deve farsene carico costantemente, per raggiungere le finalità proprie del sistema sorto dal 1860, e adesso la Costituzione recita."Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Il garante, nominato dal sindaco Simoni, ha un'esperienza pluriennale perché ha frequentato il reclusorio facendo parte dell'associazione di volontari “Dialogo”, diretta da Licia Baldi e infatti ha evidenziato: “Tre sono i punti da portare avanti l'intesa con l'amministrazione, il potenziamento del lavoro per i reclusi, l'aspetto della sanità con la cura delle persone, dell'igiene personale e degli ambienti e infine quello culturale con la formazione, un settore che è molto curato in questa struttura, che ha prodotto anche due neolaureati tra i detenuti, grazie alla collaborazione con l'Isis Foresi di Portoferraio. Il carcere non deve trascurare ogni esigenza, per la dignità di queste persone che sono chiamate a formarsi a nuova vita”. E quindi tutte le componenti politiche e sociali del territorio isolano dovranno fare la loro parte. “Noi disponiamo come budget per dare stipendi a chi lavora - ha fatto presente il direttore- di 27 mila euro al mese. E' chiaro che per sostenere i progetti e rilanciare la vita dei carcerati, occorre un intreccio di energie e di risorse economiche che vengano anche dall'esterno. Dovrò essere manager per riuscire in questi obiettivi e faccio appello a tutti affinché collaborino”. E non è mancata una visita ad alcune parti della Casa di reclusione, come ha voluto il sottosegretario, per vedere i locali che diventeranno la nuova palestra, e un momento di attenzione è stato dedicato anche alla Chiesa interna, in condizioni precarie che va restaurata. Un'altra proposta interessante per rivitalizzare il carcere l'ha fornita il sindaco Simoni. “Un modo per dare impulso e far guadagnare il carcere, che potrà reinvestire tali soldi– ha detto- è quello di promuovere escursioni da far passare nei pressi delle mura spagnole del carcere, che risalgono al 1600 della dominazione spagnola, e se fosse attuabile si potrebbe far accedere, con un sistema ad hoc, anche ad alcune parti interne, come appunto la Chiesa. Molte persone, in particolare nella stagione estiva, sarebbero interessate a questo tipo di visita pagando un ticket”.
La sfida è lanciata non resta che vedere se il futuro darà ragione alle varie programmazioni e il direttore ha proposto anche: “Per aumentare l'intreccio col territorio, emerge l'importanza della comunicazione tra il dentro e il fuori il carcere. Perché non creare una radio all'interno della nostra struttura, che produrrebbe lavoro a certi detenuti e anche svilupperebbe cultura e contatti. Ora diamo lavoro a soli 15 persone – ha concluso -e puntiamo di arrivare a impiegare 60 dei 285 detenuti: questo è il nostro obiettivo primario. Speriamo nel futuro di poter ancora potenziare la cifra. Per fortuna non c'è più il sovraffollamento che esisteva anni fa quando siamo arrivati ad avere oltre cinquecento persone, in questa realtà che ne può accogliere 300. Abbiamo le carte in regola per poter fare bene e ci impegneremo al massimo”. E il comandante delle guardie, che è una donna, Giuliana Perrini, ha fatto presente che
”Noi riusciamo a realizzare in tempi reali diversi progetti e ho tantissime richieste di detenuti che vogliono lavorare. Sarà importante riuscire trovare anche altri progetti che lo consentano, perché esiste una realtà di grande povertà per molti di loro. Purtroppo il 50% degli ospiti della casa di reclusione sono musulmani e tra di loro addirittura ci sono persone che non hanno due euro per fare una telefonata. Quindi non hanno alcun sistema di sostentamento. Importante è riuscire a formarli per garantire loro un futuro degno di tal nome”.