Una decina di anni fa dopo varie “Conferenze dei Servizi” si è decisa la costruzione di un invaso di raccolta acqua per l’agricoltura, antincendio e potabile ricavato da una cava dismessa in Località Condotto e il 24.11.2011 con Rogito Notarile l’Amministrazione di Portoferraio ha acquistato quella cava inutilizzata a 150mila euro circa con una opzione di bonifica da parte della parte cedente (ved. Rogito Notarile. Atto pubblico).
Dopo quella supposta bonifica non ho trovato alcun documento di messa in sicurezza dell’area, così come non si hanno ricordi e riscontri visivi.
Negli anni passati c’è stato molto interesse su quella strana decisione di realizzare lì un invaso di stoccaggio acque, anche perché se si esclude una piccolissima sorgente, non vi è nulla che possa riempirlo se non acque meteoriche, o acqua pompata da valle dai pozzi della Loc. Orti, che poi per essere usata dopo mesi mesi di permanenza in un acquitrino paludoso, dovrebbe essere filtrata, e reimmessa nelle condotte.
MA SI E’ PENSATO ALLE DIFFICOLTA’ E AI COSTI? NON SI POTEVA FARE UN INVASO A VALLE VICINO AI POZZI DEGLI ORTI? Tempo fa un comitato della sanità si era interessatoal problema paventando la pericolosità di quel sito.
La situazione di quel laghetto è infatti a mio parere inquietante, e molto complessa è la sua storia, per i numerosi soggetti che vi hanno operato, e la domanda che credo sia giusto porsi è: si può escludere che se quell'invaso fosse attivato ci sarebbero ripercussioni sulla salute pubblica?
Il laghetto è un bacino di circa 70mila mc. figlio di escavazioni realizzatesi nel tempo per estrarre calcare, una depressione del terreno che è stato svuotata dal liquido stagnante che appestava l’ambiente circostante (ma per quanto riguarda il materiale sciolto asportato non ho notizie del suo smaltimento).
Da memorie storiche e da quanto raccontano i residenti anziani della zona, agli inizi del 2000 in quella cava dismessa ci è finito di tutto, e anni fa un testimone presente all'interramento fece precise rivelazioni, poi comunicate ai Dirigenti Comunali del settore. Affermava che a 20 metri di profondità dal piano calpestabile, fossero stati seppelliti materiali molto inquinanti.
La direzione dei lavori del Gestore insieme a tecnici del Comune fece degli scavi con una ruspa il cui braccio non arrivava certo alla profondità che si richiedeva di sondare.
Sarebbe stato utile, visto la gravità del dubbio, se si fossero fatti dei carotaggi con attrezzature idonee a scandagliare profondità superiore ai 7/8 metri del braccio di una ruspa.
L’assurdità lampante per un semplice cittadino della zona e attento all’ambiente quale sono, è comunque che NON si costruisce un invaso per acqua potabile in una cava dismessa, proprio sotto a una fiorente attività di calcestruzzo, che per ciclo di lavorazione deve pur lavare la sabbia, il ghiaino, i mezzi di trasporto e le betoniere. Secondo i tecnici comunali e del Gestore dove va a finire quell’acqua dopo il lavaggio? Dove va a finire l’acqua servita anche alla cava in essere di colle Reciso che guarda caso è proprio sopra al laghetto del condotto?
I Portoferraiesi in un prossimo futuro non avranno l’acqua per dissetarsi benché hanno pagato milioni di euro per questa bacinella che se si indagasse riserverebbe molte sorprese. Agli abitanti della zona invece resta una strada dissestata quasi impraticabile per la posa della tubazione che dagli Orti porta al laghetto, una strada che nessuno ha riportato alle origini dopo i devastanti scassi per la posa dei tubi. L’assessore Bertucci è stato più volte invitato ma forse non ha un mezzo adatto per affrontare quella strada.
Di tutto questo se ne parlerà al prossimo convegno della Fondazione Elba?
Diego Basile
Gentile Signor Basile
E' vero, alcuni dei dubbi che esprime -anche fatto salvo che quell'acqua non entra al momento in condotta - sono, insieme ad alcune sue affermazioni, piuttosto inquietanti, ed al momento, per carenza documentativa, non abbiamo modo né di escluderli né di suffragarli.
Ci auguriamo però che i diversi soggetti "investiti" dalla sua ricostruzione (a partire da ASA e Comune di Portoferraio) - ai quali garantiamo gli spazi per eventuali repliche e/o precisazioni- sia per quanto riguarda eventi del passato (es. interramenti in profondità di materiali inquinanti e loro possibilità di alterare le acque contenute nel bacino o altre falde) o in atto (es. reflui provenienti da attività industriali in essere) le forniscano - e con lei ai nostri lettori - le opportune rassicurazioni, in relazione sia dell'attuale stato del bacino, sia degli interventi che si intendessero gestire nella eventuale prospettiva di un utilizzo delle acque raccolte nel laghetto.
la ringraziamo di averci scritto
Elbareport