Bebe, questa non è una storia triste:
Bebe, Beatrice Vio, è una ragazza di 15 anni, veneta di Mogliano, ma anche elbana di Bagnaia dove, da quando è nata, trascorre lunghi periodi nella casa di famiglia. E’ una ragazza fortunata, dotata di molti talenti, dalla predisposizione per il disegno e la grafica, alle capacità sportive (tira di scherma con risultati da campionessa) alla simpatia contagiosa, al sorriso coinvolgente. Come talvolta capita anche nella vita delle persone fortunate Bebe, nel 2008, incontra la sua tempesta, quella che rischia di far naufragare, non metaforicamente, la sua esistenza. Una meningite.
La malattia, violentissima, degenera in terribili crisi settiche che costringono i medici, per salvarle la vita, ad amputare a Bebe ambedue le braccia, al di sotto dei gomiti e ambedue le gambe, al di sotto delle ginocchia. Ma Bebe non è soltanto una ragazza fortunata, è anche, fin da piccina, una bambina dal carattere potente e dotata di una gioia di vivere che può trascinare una intera comunità (a Bagnaia lo sanno bene). Quando, dopo mesi di sofferenze atroci e di operazioni complicatissime riesce ad uscire dall’Ospedale di Padova comincia ferreamente a ricostruire la vita che immaginava prima della malattia. Con il supporto di una famiglia, i genitori, la sorella Maria Sole e il fratello Nicolò, determinata quanto lei, Bebe impara a usare le protesi che vengono costruite, per non dire inventate, nei laboratori di Budrio, fra i più importanti d’Europa. Nel 2010 contatta e successivamente incontra il prof. Hugh Herr, il quale, come responsabile del gruppo di ricerca Biomeccatronica del laboratorio di Media Lab del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, studia specificamente lo sviluppo di sistemi robotici indossabili. Con l’aiuto di Bebe il prof. Herr allargherà il campo delle sue applicazioni anche ai bambini.
Nel frattempo Bebe ha già ricominciato a disegnare e a lavorare la creta, a tirare di scherma, ora dalla carrozzina, ed è brava quanto prima, anzi migliora tanto da vincere, lo scorso anno in Polonia, i campionati mondiali under17.
Scatenata, con i genitori fonda e anima una onlus che ognuno può sostenere con donazioni e/o partecipazione, la Art4Sport - www.art4sport.org -, con lo scopo di aiutare i bambini a fruire di protesi sportive che (i bambini crescono) devono essere cambiate o riadattate ogni pochi mesi con costi proibitivi per la quasi totalità delle famiglie. Coinvolge nella sua associazione Oscar Pistorius, l’atleta velocissimo che corre su gambe artificiali. Pistorius diventa il testimonial di Art4Sport e amico di Bebe con la quale effettua a Venezia una partecipatissima gara, lei sulla carrozzina, lui sulle protesi. L’associazione cresce, organizza incontri e gare, propone nuovi protocolli alle federazioni sportive, spinge le istituzioni sportive nazionali e internazionali ad occuparsi dei giovani dotati di arti artificiali che amano lo sport e vogliono praticarlo come tutti i loro coetanei.
Quest’anno, nel mese di agosto, sull’onda di una raccolta di firme promossa dalla Tribuna di Treviso e di migliaia di mail spedite all’ IPC, il Comitato Paralimpico Internazionale, da amici, conoscenti e sostenitori sollecitati da alcuni articoli pubblicati dal Corriere della Sera e dalla Gazzetta dello Sport Bebe sarà a Londra come tedofora, per portare cioè la fiaccola delle Paralimpiade, in qualità di rappresentante dei “futuri atleti Paralimpici”, da Stoke Mandeville, vicino Londra (il luogo dove nacque lo sport per atleti con disabilità nel 1948), allo Stadio Olimpico.
Da sottolineare che Bebe, forse per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, ha preferito il ruolo di tedofora delle Paralimpiadi, rifiutando l’offerta, presentatale da una notissima multinazionale, di essere testimonial del marchio e tedofora delle stesse Olimpiadi, quelle, per così dire, ben più visibili e celebrate sui media di tutto il mondo.
E lei cosa dice?: “Papà ha detto però che se ho debiti a scuola non posso andare… Devo mettermi a studiare. E allenarmi bene con la scherma: a giugno ci sono i Mondiali under17 in Polonia, che ho vinto l’anno scorso, e partecipo alle mie prime gare di Coppa del Mondo. Poi Londra: per la fiaccola e fare il tifo per i miei amici della Nazionale di scherma e tutti gli Azzurri. Oltre a Oscar. So che sarà bello, da ricordare per sempre.”
Alla fine di questo mese Bebe sarà ancora una volta, con la famiglia, nella amata Bagnaia per una breve vacanza. L’augurio che l’Elba, talvolta un po’ scontrosa con gli “elbani per scelta”, adotti invece questa giovane donna e sostenga lei e i suoi colleghi sportivi nel perseguimento delle finalità che l’Associazione art4sport si prefigge con gioia, impegno e determinazione viene naturale, partecipato e sentito proprio, crediamo, non solo da questo giornale.
Elbareport