Sono trascorse 120 ore e sulle cause del sinistro al traghetto Moby Niki continua il silenzio.
Questo aumenta gli interrogativi fra i 138 passeggeri imbarcati a quel momento sulla motonave:
1) Perché il traghetto è passato così vicino all'isola di Palmaiola?
2) Perché quel grande fracasso con lo scafo che ha vibrato come se avesse urtato un ostacolo?
3) Perché l'ecoscandaglio di bordo non ha segnalato l'eventuale intralcio sottomarino?
4) Perché dopo il grande botto il comandante non ha tranquillizzato i passeggeri?
5) Perché quel frigo-espositore che ha rischiato di cadere a terra, non era bloccato alla paratia?
6) Perché nel salone di prua si è sentita un'esalazione di gas?
7) Perché nel ponte garage c'era quel forte puzzo di nafta, con segatura e stracci buttati per terra?
8) Perché ai passeggeri bagaglio-muniti non è stato consentito di utilizzare gli ascensori per scendere al ponte garage?
9) Perché l'autorità marittima ha prescritto al comandante della nave di porre in atto ogni precauzione al fine di evitare danni ambientali?
10) Perché l'autorità marittima si è accertata che non vi fossero sversamenti di sostanze inquinanti da parte dell’imbarcazione e ha effettuato controlli anche lungo la rotta seguita del traghetto?
11) Perché lo specchio acqueo portuale dov’è ormeggiato il Moby Niki è ancora interdetto?
12) Perché tutto questo silenzio dopo cinque giorni dall’incidente?
Lorenzo Marchetti (da il Vicinato)