Di estrema gravità le violazioni contestate dal procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, al Dott. Giovanni Daveti ed ai suoi presunti correi, si va dalla associazione a delinquere, al porto abusivo di esplosivi detenuti per compiere un atto di intimidazione, indebita compensazione di debiti tributari con crediti inesistenti, contrabbando di 9 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici, anche mediante falso in documenti pubblici informatici.
Il Vice Prefetto nella ricostruzione degli inquirenti, pensando di essere stato truffato in una operazione immobiliare, avrebbe unitamente ad un amico livornese tentato di vendicarsi chiedendo ad un complice di procurarsi dell'esplosivo che doveva essere usato contro l'autovettura di famiglia di colui che pensava lo avesse raggirato. Ma il 16 novembre scorso a bordo del veivolo di proprietà di uno degli indagati furono trovate quattro cariche esplosive predisposte per essere innescate con un telecomando.
Una delle parti più corpose dell'indagine è anche relativa ai rapporti tra Daveti e lo ndranghetista Belfiore. Una verifica tributaria aveva accertato una pendenza di 115.000 euro che gravavano sul funzionario che chiese al Belfiore di aiutarlo a risolvere i suoi debiti con l'erario, attivando in compensazione inesistenti crediti Irpef artificiosamente creati e sfruttati per compilare i modelli unificati di pagamento F24. Un meccanismo che a detta della Procura "prevedeva il frazionamento dell’importo complessivo dovuto all’erario in somme di entità inferiore e, per ciascuna di tali frazioni, il ‘pagamento’ mediante un modello di versamento F24 recante la corresponsione materiale, attraverso il canale home banking, dell’irrisoria somma di un euro affiancata dalla fittizia compensazione di decine di migliaia di euro”.
Ma gli inquirenti scoprivano che la frode fiscale di cui sopra non rappresentava un episodio originale ed unico. Identiche operazioni tra il 2016 ed il 2017 erano state messe in atto a favore di 7 soggetti che, con le stesse modalità, erano riusciti a sottrarre al fisco circa un milione di Euro. Il particolare "servizio" costava al beneficiati il 22% rispetto alle somme dovute. A queste cifre andava poi aggiunta, secondo le indagini della Guardia di Finanza, una percentuale (l'8% quindi nel caso di specie 80.000) da versare al Daveti per la sua intermediazione.
La vicenda getta comunque una pessima luce sul funzionario arrestato, che già in passato era incappato in un caso giudiziario livornese, per una vicenda relativa a casi di sulle patenti ritirate per eccesso di velocità restituite dietro pagamento di una somma di denaro. Nel caso però Daveti fu assolto.
E.R.