Eccolo, lo sento, si avvicina, atterra. È passato un mese esatto ma non lo puoi dimenticare: Pegaso, l’elicottero che “centralizza” malati critici nella struttura ospedaliera più idonea.
Era appunto il 3 Gennaio, sembrava una giornata come le altre e invece è precipitato tutto. Uno sbalzo di pressione, hanno detto subito al Pronto Soccorso di Portoferraio, dove mi hanno accolto con estrema competenza condita da grande cordialità e gentilezza. E dove tutti si sono accorti subito della gravità della situazione. Euro, Jacopo, Marta (la Dottoressa Liberatori) si sono dedicati a me e alla mia famiglia, incredula dell’accaduto, tranquillizzandoci ma chiedendo un trasferimento urgente a Livorno. La cosa mi sembrava un po’ esagerata visto che poco prima passeggiavo serenamente ma… a Livorno sono arrivata incosciente e alla fine mi hanno detto “che è andata bene così”.
Un abbraccio te lo aspetti da un amico che non vedi da tempo o da un familiare in qualche occasione speciale, ma di certo è l’ultima cosa che credi di ricevere in un Pronto Soccorso. E invece è proprio così, con un abbraccio sentito e bellissimo, che il Team di Portoferraio si è congedato da me.
Oggi, ad un mese da quel giorno, non ho grossi strascichi e voglio render loro quell’abbraccio caloroso ringraziandoli con tutto il cuore insieme al reparto di Neurologia dell’Ospedale di Livorno: insieme mi hanno permesso di essere ancora qui.
Con loro ringrazio lo Staff del “moscone giallo” Pegaso, col medico e l’infermiere “dagli occhi buoni”, che in venti minuti mi han riportato alla vita.
Tutto ciò è stato possibile anche grazie al tifo degli Amici e a un intero paese che ha pensato positivo per me.
Infine invito chi, quasi per sport, critica e si lamenta a considerare che quest’isola ha la fortuna di poter contare su una serie di eccellenze in campo sanitario da far invidia, come ho potuto esperire anche a valle dell’accaduto bazzicando per gli ambulatori e i reparti portoferraiesi. A parer mio queste eccellenze, oltre ad essere doverosamente ringraziate, dovrebbero essere meglio supportate e incentivate mettendole in condizione di operare nel modo più consono e professionale possibile.
Manuela Adami