Ormai da alcune settimane si è verificata una frana sulla S.P. 24,la strada che da Portoferraio conduce a Procchio, un dissesto che va ad aggiungersi ai tanti movimenti franosi che hanno interessato il territorio insulare e la sua viabilità, alcuni determinati dalla particolare morfologia dell'Isola (da quella "storica" di Punta Nera all'ultima del riese dove si è creata una voragine con un totale collasso del manto stradale), altri quanto meno "aiutati" da un uso improprio del territorio da parte dei privati, come è accaduto sulla stessa S.P. 26 (ma in tratto gestito dalla amministrazione comunale) al Fanaletto di Porto Azzurro.
La frana "naturale" del Capannone non è sicuramente un fenomeno molto rilevante, almeno in rapporto a quelli citati, tuttavia ha interessato un fronte di circa quattro metri da cui è precipitata sulla sottostante carreggiata una massa di detriti che hanno parzialmente ostruito la "corsia" aggiuntiva a lato monte, quella che era stata ricavata dai lavori di allargamento di qualche anno fa per consentire lo stazionamento a bordo strada di veicoli nella zona delle discoteche.
L'area che è nei pressi di una curva, è stata transennata ed è opportunamente segnalata ma non sono stati ancora eseguite le operazioni di rimozione del materiale franato e di ripristino. Il dissesto resta quindi al momento soprattutto a ricordare la fragilità, la vulnerabilità di un sistema viario la cui antica ossatura è messa costantemente in crisi sia dalle peculiarità geologiche dell'Elba, sia dallo stress indotto dai volumi di traffico che deve sopportare.
Una fragilità che ha comportato da parte dell'Ente gestore della parte maggiore delle strade (la Provincia di Livorno) l'impegno di una notevolissima parte dei suoi bilanci per interventi necessariamente di tamponamento delle urgenze.
Come dire che anche all'Elba si pongono problemi "infrastrutturali" quello del completo riasssetto idrogeologico dell'isola e quello del generale adeguamento del sistema viario, per la soluzione dei quali occorrerà il reperimento di risorse che seppur ingenti sarebbero il migliore investimento che l'isola potrebbe fare sul suo futuro, e sarebbe anche una corretta via, quella di trasferire l'occupazione dalle cementificazioni private alla manutenzione pubblica del territorio.