Caro direttore,
in questi giorni di ritiro domiciliare ho avuto occasione di parlare con alcuni amici, oltre che soci di Elbataste, su come vedono la prossima stagione, su cosa immaginano che sarebbe utile per fa ripartire le loro aziende e l’economia dell’isola.
Quello che emerge è un sostanziale appello alla solidarietà fra elbani e una attesa dei provvedimenti economici del governo come sostegno alle aziende.
Quello che non sento dire e non vedo fare, e che credo sia assolutamente necessario, è incominciare a trovarsi e a discutere almeno per categoria, su come rendere concreta questa solidarietà in nome di una sorta di “elbanità” sbandierata. Ovvero non vedo produttori di vino che si mettono d’accordo per non farsi la guerra al ribasso sui prezzi, o ristoratori e produttori locali che provano ad accordarsi per proporre nei loro locali vini e prodotti dell’isola. O magari alberghi che fanno accordi con agricoltori locali.
Non sappiamo quando ripartirà la stagione turistica e forse se ripartirà, di sicuro ci saranno molte meno persone e saremo tutti molto più prudenti. Mi immagino che i ristoranti dovranno rinunciare ad alcuni tavoli per avere le distanze di sicurezza, lo stesso nei bar o in altri locali e magari anche in spiaggia.
Tutti gli studiosi parlano che il futuro prossimo sarà necessario rassicurare le persone, ci sarà meno ricorso alle cose futili e sempre più si sceglieranno prodotti locali e sostenibili, stiamo entrando in una fase di “economia civica” dove il territorio se fa sistema ha delle chance per ridefinirsi e di sopravvivere.
Per l’Elba è il momento per darsi una visione strategica su quale offerta turistica vuole proporre per il dopo Covid19, sia di tipo istituzionale, sia per la sostenibilità ambientale e le relazioni fra i soggetti economici e le istituzioni. Penso sia una occasione unica che richiede coraggio e uno sforzo perché da soli non si vince.
Valter Giuliani