Ho seguito con motivato stupore le tante polemiche che in questi giorni di confusione pressochè totale impazzano in rete su quando, dove e come riprendere le attività balneari.
Non voglio entrare nel merito di temi che non mi competono, ma mi sento obbligato a puntualizzare sulle voci che, spero ironicamente, denunciano che la balneazione non sarà sicura perché “i bagnini non potranno fare la rianimazione e quindi staranno a guardare i bagnanti che annegano”. E' un emerita bestialità. L'Assistente Bagnanti ha tra le dotazioni previste dalle normative, gli strumenti (pallone AMBU, cannula e mascherine di respirazione) che permettono la rianimazione nel rispetto della sicurezza reciproca, senza dover ricorrere al vecchio “bocca/bocca” o “bocca/naso”, già da tempo sconsigliato per evitare il contatto tra le mucose.
Lasciatemi però definire la grande differenza che c'è tra la figura dell'Assistente Bagnanti, un professionista “costruito” per garantire la sicurezza della balneazione, e quella di altre categorie di soccorritori: l'Assistente Bagnanti riceve una formazione di almeno tre mesi incentrata in modo specifico sul soccorso in acqua; questo significa acquisire competenze avanzate per quanto riguarda l'anatomia, la fisiologia, i primi soccorsi e le più aggiornate tecniche di recupero e assistenza del pericolante.
La preparazione finalizzata all'esecuzione del BLS (supporto alle funzioni vitali di base) è la parte centrale e più delicata del percorso di formazione. In questo ambito l'ILS (International Life Saving Federation, organizzazione mondiale per la sicurezza in acqua), organismo a cui sono affiliate le federazioni di quasi tutti i paesi del mondo, adotta le linee guida dell IRC in materia di rianimazione cardiopolmonare.
Questo significa seguire un protocollo (detto algoritmo del BLS) di cui l'alternanza 30 compressioni cardiache e 2 insufflazioni è il focus. In poche parole, in attesa dell'arrivo del 118 e, si spera, di un defibrillatore, si deve fornire aria ai polmoni per mantenere un'adeguata ossigenazione dei tessuti. Come ogni buon Assistente Bagnanti sa, dopo pochissimi minuti di anossia il tessuto cerebrale va incontro a danni irreversibili. Defibrillare una persona dopo 10 minuti di assenza totale di respirazione è purtroppo inutile.
Detto questo, tornando al tema dell'intervento, voglio rassicurare tutti sulla possibilità di ricevere dai nostri Assistenti Bagnanti lo stesso standard di sicurezza di sempre. Adottando le precauzioni raccomandate per la riduzione dei rischi di contagio, ma tenendo sempre al primo posto la salvezza della vita di chi è in pericolo.
In questi giorni la FIN sta predisponendo dei moduli di aggiornamento mirati alle modifiche delle modalità di assistenza e salvataggio da adottare in questo periodo, che saranno inviati a tutti i nostri professionisti del soccorso.
Andrea Tozzi
Coordinatore FIN Salvamento
Isola d'Elba