Un sistema di allarme sonoro da attivare in caso di aggressione per avvertire il servizio 118 e le forze dell'ordine. E' quello che hanno avuto in dotazione i 70 medici della continuità assistenziale (la ex guardia medica) in servizio nell'AUSL Toscana nord ovest.
Il dispositivo di telesoccorso si chiama "Mydasoli" e ha lo scopo di garantire la sicurezza del personale sanitario rispetto al rischio di aggressioni, un fenomeno purtroppo presente contro i professionisti della sanità. Misure del genere sono del resto previste da uno specifico accordo regionale per la continuità assistenziale.
Al momento della consegna dei dispositivi ogni medico ha ricevuto la formazione e l'addestramento necessari al loro corretto utilizzo. Il dispositivo è configurato in modo da consentire, tramite un solo tasto, di far partire una chiamata in vivavoce al 118 di zona e inviare un sms con le coordinate di localizzazione, per permettere l’intervento nel caso in cui l’operatore coinvolto non sia in grado di dare indicazioni precise. Le forze dell’ordine possono intervenire su chiamata del 118.
L’operatore del 118 che riceve la chiamata invia un mezzo di soccorso sanitario nel luogo indicato dal medico in difficoltà e, se il medico di continuità assistenziale lo richiede oppure se dai rumori ambientali sorge il sospetto di una situazione di pericolo, è l’operatore di centrale 118 che richiede l’intervento delle forze dell’ordine.
“Garantire la sicurezza dei medici è il presupposto per garantire la sicurezza delle cure - dice Maria Letizia Casani, direttore generale dell’AUSL Toscana nord ovest - e questo principio deve valere sia per i medici di continuità assistenziale, sia per i medici, gli infermieri e il personale sanitario di tutte le strutture. Come azienda, infatti, abbiamo anche assunto diverse iniziative, anche in sede penale, contro le aggressioni sia fisiche sia verbali nei confronti del nostro personale. Recentemente abbiamo segnalato al comando Nas dei Carabinieri l'utilizzo offensivo o verbalmente violento dei social (compresi Facebook e Whatsapp). I primi provvedimenti sono già stati eseguiti nei confronti dei responsabili, con sanzione amministrative che possono raggiungere anche i 5mila euro. Continueremo a denunciare comportamenti violenti che costituiscano ipotesi di reato verso il nostro personale sanitario, per tutelarne l'impegno instancabile prestato al servizio dei cittadini, il cui valore è ancor più encomiabile in questo periodo di pandemia”.