Ci è pervenuto l'annuncio dell'iniziativa pubblicizzata con la locandina il cui testo riproduciamo qui di seguito:
Una Carezza sul fondo del Mare - Commemorazione affondamento motonave "Andrea Sgarallino"
Giovedi 21 ottobre 2021 intorno alle ore 10 un robot sottomarino(R.0.V) realizzato dagli Studenti dell'Istituto Statale di Istruzione Superiore "Carducci-Volta-Pacinotti" di Piombino entrerà nelle stive della motonave Andrea Sgarallino, tragicamente affondata il 22 settembre 1943, con lo scopo di ispezionare il relitto nelle condizioni odierne e di depositare un'opera d'arte appositamente realizzata dall'Artista Piombinese Lara Androvandi in memoria delle vittime che persero la vita in quella che ancora oggi viene considerata la tragedia più grande della Seconda Guerra Mondiale in perdite civili nel Mar Mediterraneo.
UN PASSATO CHE PARLA.
Coltivare le memorie storiche è un atto dovuto, un importante obiettivo da perseguire e da amare ed oggi, grazie alla continuità di questi valori, un gruppo di Studenti lo renderà possibile.
Premettendo che c'è da complimentarsi con i ragazzi piombinesi (e coi loro docenti) per la realizzazione in ambito scolastico-sperimentale di un progetto tanto tecnologicamente avanzato, non ci si può esimere dal notare che l'iniziativa lascia quanto meno perplessi per altri aspetti.
La locandina riporta i "logo" di una lunga serie di "sponsor" e facilitatori, dell'iniziativa: tra questi - oltre ad attori associativi e privati - c'è l'Istituto scolastico (Carducci-Volta-Pacinotti) a cui si deve la realizzazione del robot, ci sono il Comune di Piombino, la Soprintendenza Archeologica Toscana etc. ma, eccezion fatta per la Capitaneria di Porto di Portoferraio (e non poteva mancare visto che è in uno specchio acqueo di sua competenza che si svolgerà l'iniziativa) non troviamo il "timbro" di un soggetto istituzionale elbano che sia uno.
Ma quella dello Sgarallino - una delle mostruose "eredità" che la guerra fascista riservò all'isola - fu una tragedia che colpì prima di tutto e quasi esclusivamente l'umanità che dimorava da questo lato del canale.
Erano, infatti, tutti o quasi elbani i 330 che trovarono la morte a poche miglia dall'abbraccio con la sicura rada ferajese, e di ciò il manifesto neppure fa menzione.
Non ci permettiamo (pur avendo qualche dubbio) di giudicare la valenza storico-scientifica della ispezione "nelle stive della nave", ma, sul versante della memoria, ci domandiamo come sia possibile la ufficiale assenza dell'Elba e della sua gente da questa iniziativa. I comuni elbani sono stati quanto meno informati che si andava a "commemorare" le vittime dello "Sgarallino"?
Da isolani, piuttosto indignati, pur volendo riconoscere le migliori intenzioni di chi ha organizzato il tutto, affermiamo di ricevere quella "Carezza in fondo al mare", un po' come uno schiaffo.
sergio rossi