Era il 25 novembre 2021, una giornata indimenticabile…
<<Mentre a Portoferraio si svolgeva la Camminata Contro La Violenza alle Donne, si consumava un amaro pomeriggio di rimpalli dal Comando di Polizia (dove una voce al citofono ci diceva di non poter aprire), al Comando dei Carabinieri, nel cui ufficio, però, non c’era nessuno che potesse verbalizzare l’accaduto...ma dopo 8 ore, ce la facciamo.
Informate dell’esistenza di un centro antiviolenza nella val di Cornia, che copre anche l’isola d’Elba, proviamo a chiamarlo e scopriamo dalla segreteria telefonica che quello di Portoferraio è attivo solo il lunedì dalle 10 alle 12 e il mercoledì dalle 15 alle 17. Allora chiamiamo il 1522, perché preoccupate che il soggetto in questione reagisca male alla denuncia. Ci informano di chiamare il centro antiviolenza locale per attivare le vie legali, cioè l’integrazione di una “misura cautelare di allontanamento” alla denuncia già inoltrata.
Mentre i riflettori sono puntati su panchine rosse da commemorare, molte altre panchine sono consumate da solitudine e angosce, senza alcuna garanzia di tutela.
Per sostenere questa donna ci siamo organizzate, per garantirle protezione di giorno e di notte. Vogliamo mettere in luce che, in un momento così drammatico, il calore che viene da una rete spontanea solidale, si è rivelato l’unico barlume di speranza, nel clima generale di indifferenza delle Istituzioni>>
Iniziava così, in una giornata indimenticabile di fine novembre 2021, con le mie amiche, il lungo tragitto che ho deciso di intraprendere ed ora ve lo racconto da protagonista.
Chiedo ai lettori se siano consapevoli di cosa può vivere una persona in una situazione di stalking e di come ti possa cambiare la vita. Come ci si sente a essere considerati “una preda”, contro la propria volontà, con prepotenza e insistenza assillante e asfissiante. Per così tanto tempo. A ricevere descrizioni dettagliate di come si svolgono le tue giornate, nelle dichiarazioni di un folle, di un perfetto sconosciuto, che ti spia appostato su una collina dietro casa e propina proposte di matrimonio, in pieno delirio narcisistico.
Chiedo di provare a capire cosa può aver provato una donna, nel sentirsi dire “Stia tranquilla, non è pericoloso”. Oppure “Io l’ho conosciuto, non sembrerebbe una cattiva persona”. Oppure “E’ una bella donna, si è innamorato” e, ancora, dopo tre mesi “Bisogna portare pazienza, non si può fare nulla”.
Sdrammatizzazione ed inconsapevolezza, sono un amaro leitmotiv delle richieste di aiuto da parte delle donne. Non tutte hanno un percorso alle spalle come il mio, come volontaria in un centro donne, per riconoscere certe dinamiche, per poter far fronte a un percorso così impegnativo, per sapere a chi rivolgersi. Avete idea del dispiego di tempo, energie, raccolta di prove e risorse psichiche che ho dovuto mettere in campo, per non affondare in una tale tempesta? Quante denunce, quanti verbali, quante ore, quanto lavoro da parte di tutti, certo, ma prima di tutto della sottoscritta? Perciò non mi ritengo una vittima, ma una protagonista, una donna che con determinazione ha deciso di agire, anche fino allo sfinimento. Ma non dovrebbe essere così! Non tutte le donne hanno la forza di farlo, o gli strumenti per non compromettere la propria salute.
Certo, i giornali locali hanno messo in risalto il buon esito delle indagini delle forze dell’ordine, a seguito di una tanto sudata emissione di sentenza. Sia quello che mi definisce una vittima, sia quello che con toni ironici definisce il soggetto in questione uno “troppo innamorato”… “Un signore anziano rifiutato, da una donna più giovane”.
Credo che l’amore abbia molte forme, nessun limite di tempo, ma di certo non è fatto di questa sostanza.
C’è bisogno di rivedere tutto ciò che accade nel nostro Paese, alla luce di un femminile che riguarda tutti noi. Quello che non è emerso dagli articoli di stampa, è il ruolo delle donne. La forza interiore, il coraggio e la determinazione di noi donne. La possibilità di fare rete. Le donne che hanno dormito da me. Le volontarie del centro antiviolenza. La guardia forestale donna dell’isola, che si è resa solidale tramite un’amica. La poliziotta di Livorno che mi ha assistito da volontaria, molto preparata per questi casi, contribuendo anche con una mail di sollecito al giudice. Il mio legale, che è una donna, che offre la sua preparazione, esperienza ed il suo lavoro attento alle altre donne. Il giudice, che grazie al cielo è donna. Le mie amiche. Le mie colleghe, che hanno mostrato sensibilità e solidarietà.
Le protagoniste di questa storia siamo state io e tutte le donne a me connesse, che hanno agito per tutelarmi o sostenermi. Come altre persone, conoscenti, amici e familiari, senza differenza di genere, che si sono mostrate solidali, perché capaci di empatia e valore umano.
A tutti loro, un grazie sentito.
Sono le persone che hanno il potere di cambiare le cose, la legge è uno strumento. Il dispositivo elettronico di sicurezza è uno strumento, non è la soluzione. Fra l’altro ci vorrà del tempo prima che arrivi di fatto e, nel frattempo, mi sono già trovata la strada sbarrata dallo stalker, mentre mi recavo al lavoro, arrivando così in ritardo e scortata dalla polizia. Grazie infinite a chi adesso mi sta proteggendo, in modo egregio. Con la presenza e l’umanità, che ti fanno davvero sentire garantita la tua sicurezza.
Nessuna legge o deterrente ferma chi è ignorante verso il male che infligge agli altri e quindi a se stesso. Sono le persone ad avere il potere di cambiare le cose, quando agiscono a favore della dignità della vita, per proteggerla e per proteggere il prossimo. Il cambiamento più importante deve avvenire dentro di noi, nella nostra coscienza, umana, civile e solidale. In un senso universale, senza distinzioni di parte. E a tal proposito, per le donne, per il femminile, c’è ancora tanta strada fa fare. A partire da noi, da retaggi culturali da superare, dalla consapevolezza di non dover tacere ed accettare quello che è ora di cambiare.
Spero che il mio vissuto possa ispirare altre donne ad agire, a conoscere le potenzialità della rete. Le cose non ci succedono mai a caso, sono prove per crescere, rafforzarci, per aiutare chi vivrà la stessa cosa, per scoprire gli alleati intorno a noi, e chi, invece, è meglio potare come i rami secchi di un ulivo. Ho allontanato da me persone superficiali o che hanno pensato che avessi una parte di responsabilità in tutto questo. Altro grosso retaggio su cui gettare luce. “Il mio unico errore” è stato essere me stessa, sorridente, come sono. Una volta le donne sono state accusate di portare una minigonna, oggi si viene accusate anche di indossare un semplice sorriso. Non perderò mai il mio sorriso.
E’ con il sorriso, che vi dono questa lettera e vi saluto. Grazie...
Lettera Firmata