«L'accesso a visitatori e accompagnatori, se autorizzato, sarà concesso solo a coloro che sono in possesso del “green pass rafforzato”. Se in possesso di “green pass base” è necessaria anche una certificazione che attesti l'esito negativo di un tampone antigenico rapido o molecolare, eseguito nelle 48 ore precedenti».
È quanto stabiliscono le misure attivate per l'accesso agli ospedali dell'Azienda Usl Toscana NordOvest, al fine di prevenire la diffusione del Covid 19.
Alla luce di queste misure, consultabili sul sito dell'Azienda Sanitaria, gradirei mi si spiegasse la motivazione per cui, dopo che la guardia ha sentito il caposala del reparto di Medicina bassa dell'ospedale di Portoferraio, ieri sera non è stato consentito a mia sorella di fare visita, all'ora del passo delle 18:30, a mia mamma ricoverata per infarto presso la struttura ospedaliera da mercoledì scorso.
Mia madre ha 87 anni e per una persona di quell'età reduce da tre infarti, che hanno reso necessario il ricovero inizialmente nel reparto di terapia semi-intensiva di Medicina, la possibilità di ricevere visita da parte di un famigliare è importantissima dal punto di vista psicologico.
Stiamo parlando di un essere umano, non di un numero, di un soggetto fragile che per 48 ore è stato in condizioni critiche.
Mi si spieghi per quale motivo mia madre ieri sera, all'ora del passo, non ha potuto vedere mia sorella che, come da regolamento si è presentata alla guardia all'ingresso dell'ospedale munita di un tampone antigenico rapido effettuato il giorno prima.
In base a quale aspetto discrezionale è stato deciso che mia sorella non poteva fare visita a mia madre? Gradirei saperlo dalla direzione ospedaliera perché, a leggere le misure stabilite dalla Azienda Sanitaria Usl Toscana Nord-Ovest, mia sorella poteva fare visita a mia madre.
Faccio notare che mia sorella, che si è recata appositamente a Portoferraio da Piombino in quanto residente a Piombino, ha fatto il tampone rapido sabato proprio per poter fare visita a mia madre domenica sera, visto che precedentemente non ha potuto vederla in quanto munita di “green pass base” e, di fronte alle sue rimostranze, è stata invitata a confrontarsi con il direttore sanitario dell'ospedale, come effettivamente è accaduto.
Una risposta mi sembra doverosa, tanto più che io stessa sabato 19 novembre ho potuto accedere al reparto di Medicina bassa, all'ora del passo delle 12,30, per parlare della situazione di salute di mia madre con il Dottor Anelli senza che alcuno all'ingresso dell'ospedale mi abbia chiesto di mostrare il green pass. Mi è stato chiesto solo il nome della paziente ricoverata. Com'è la storia? Il diritto a visitare un paziente ricoverato presso l'ospedale di Portoferraio dipende dalla fortuna o da chi conosci?
Una risposta mi sembra opportuna e doverosa anche alla luce del fatto che mi risulta che altre persone siano incorse in episodi spiacevoli come il mio.
Mi preme, in quest'occasione, sottolineare anche quanto mi è accaduto venerdì 18 novembre alle ore 19,30. Appreso che giovedì pomeriggio mia madre aveva avuto un terzo infarto, venerdì 18 sono immediatamente partita da Latina, insieme all'altra mia sorella che come me abita nel Lazio, nel timore che potesse accadere il peggio a nostra madre. Abbiamo percorso 400 chilometri, più un'ora di traghetto per arrivare all'ospedale di Portoferraio alle 19:30 e poter, almeno una delle due, salutare per un minuto nostra madre e rassicurala del fatto che eravamo arrivate a Portoferraio.
All'ingresso dell'ospedale mi è stato chiesto il green pass, che ho esibito, ma niente: non ho potuto salutare mia madre perché l'infermiere di Medicina bassa (con cui ho parlato personalmente per telefono) mi ha detto che da regolamento le visite ai pazienti ricoverati sono consentite fino alle 19:15.
Un minimo di buon senso! Ma dov'è finita l'umanità dell'ospedale di Portoferraio, una struttura che opera in una piccola isola e apprezzata da sempre per la sensibilità che contraddistingue tutto il personale che vi opera? Sono sopraffatta dall'amarezza!
Resto in attesa di una risposta della direzione aziendale e auspico l'intervento anche del sindaco di Portoferraio Angelo Zini, nella sua veste di presidente della Conferenza dei Sindaci per la Sanità.
Tanto dovevo.
Cristina Cucca