Continua il match ingaggiato tra il mare e la società ASA a colpi di posizionamento della “strada di plastica” e mareggiate: utilizzando un linguaggio sportivo, bisogna dire che le onde, hanno inflitto una nuova sonora sconfitta alla società che gestisce la costruzione del dissalatore di Mola che deve incassare un 2 a 0.
Si ricorda che nella notte tra l'8 e il 9 gennaio la passerella di plastica costruita sulla spiaggia di Lido per permettere il transito dei residenti, dei mezzi di soccorso e di cantiere della zona interessata dai lavori del dissalatore di Mola, è stata completamente distrutta da una mareggiata.
Senza battere ciglio, il 10 gennaio l’Asa ha ricostruito la viabilità temporanea modificando questa volta il tracciato situato ad immediato ridosso dell'arenile ed agganciando le piastre di plastica con catene in acciaio per evitare che finissero in mare come successo in precedenza. Neppure a dire che nel frettoloso ed improvvisato intervento di riposizionamento della lastre che compongono la pista in plastica, la società costruttrice ha stravolto completamente la conformazione dell'arenile effettuando pesanti riporti e sbanchi di sabbia per “appianare “ il nuovo percorso e creando una rampa di collegamento tra il livello dell'arenile e la strada asfaltata. Inquietante la barriera di posidonia spiaggiata ammucchiata a fare da improbabile barriera al moto ondoso.
Il Golfo Stella ha assistito a queste manovre che hanno dell’incredibile per l’inaccettabile ed evidente violazione del territorio e dell’ambiente in apparente silenzio, ma come prevedibile, non ha tardato a reagire in maniera forte e chiara con una mareggiata (di non forte intensità rispetto a quelle che generalmente si verificano nella zona), evento che tra la notte scorsa e la mattinata odierna ha nuovamente reso inutilizzabile e in poche parole distrutto il tracciato che si presenta stamani sommerso dalle onde e dalla sabbia e divelto in vari punti.
Più delle parole che sono state purtroppo ad oggi inutili per la sordità degli interlocutori, parlano le immagini che mostrano l’assurdità di quanto sta avvenendo e che appare come una rivolta della natura nei confronti di un’opera che da sempre è stata definita dalla sottoscritta inutile e dannosa.
Pongo quindi tre semplici e banali domande:
1) come è stato possibile progettare un dissalatore industriale su una delle poche pianure agricole dell’isola perdipiù in un sito visibile a tutti e costituente un biglietto da visita orrido e assurdo per i tanti turisti che transitano tra i vari comuni elbani?
2) Come è stato possibile immaginare di deturpare una bellissima ma piccola spiaggia dell’Isola d’Elba, fiore all’occhiello del territorio comunale ed isolano, con impianto di pompaggio e scarico che immetterà nel golfo semichiuso 6900, mc di salamoia al giorno?
3) Come è possibile che nessuno si renda conto che a questo punto è necessario prendere una direzione diversa per scongiurare la lesione dell’ambiente e dell’economia dell’isola, visto che adesso ci sono anche le prove del danno che via via si sta arrecando?
Avv. Laura Di Fazio
Assessore alla tutela dell’Ambiente del Comune di Capoliveri