Anche l’inizio del 2023 è risultato molto particolare per tutto il contesto economico e sociale a causa di persistenti riflessi della crisi post-pandemica, della situazione internazionale e del conseguente rincaro delle materie prime, talchè la Guardia di Finanza ha intensificato i propri servizi per rafforzare anche la tutela dei lavoratori, evitare fenomeni di concorrenza sleale e perseguire le irregolarità maggiormente dannose. E’ stata pertanto incrementata l’attività da parte di tutti i reparti presenti in provincia, coordinati dal Comando Provinciale Livorno sulla base delle direttive strategiche e d’indirizzo del Comando Regionale Toscana e del Comando Generale di Roma.
Decine i controlli sviluppati per contrastare i malevoli fenomeni di “lavoro nero”/“lavoro grigio”, anche mediante l’analisi di alert, il “controllo economico” del territorio e il “matching” delle banche-dati per individuare, in maniera trasversale, coloro che sfruttano tali forme di impiego irregolare.
A fronte degli oltre 20 interventi effettuati (nei confronti di attività operanti nei settori turistico-albeghiero, primario, ristorazione e formazione), le Fiamme Gialle hanno scoperto l’impiego di 41 lavoratori irregolari, con contestuale complessiva evasione contributiva e di imposte per oltre 100mila di euro. Tutti i reparti territoriali (dall’Elba a Livorno, passando per Piombino, Castiglioncello e Cecina) hanno peraltro approfondito le segnalazioni pervenute dai cittadini al “117”, anche nei posti più lontani della provincia; in taluni casi, i finanzieri hanno sviluppato input e richieste di aiuto provenienti proprio da alcuni dipendenti sfruttati.
Tra le situazioni più eclatanti, un’attività di bar/pasticceria del capoluogo che, su 8 lavoratori, ne impiegava 4 in nero ed 1 irregolare. In un altro caso, attività di ristorazione che impiegava 5 dipendenti (camerieri e cuoco) registrando e retribuendo regolarmente sola un’ora al giorno, invece delle reali 4-5 ore effettivamente svolte (relative sanzioni amministrative da 150 a 1.500 euro). Le retribuzioni avvenivano peraltro in contanti, senza i previsti e regolati mezzi di pagamento tracciabili, con le ulteriori sanzioni amministrative del caso (da 1.000 a 5.000 euro).
Si tratta di una risposta concreta “sul campo” che la Guardia di Finanza vuole dare sia ai lavoratori e cittadini che segnalano irregolarità, sia agli imprenditori in regola ed alle loro Associazioni di categoria con le quali, del resto, c’è un costante e fattivo rapporto di collaborazione.
Tali trasversali attività di polizia economico-finanziaria proseguiranno già a partire dall’imminente periodo di festività pasquali.