Atteso che le sentenze della Magistratura si rispettano (è uno dei fondamenti della democrazia) anche quando n0n si condividono, sono personalmente colpito in modo sfavorevole dagli ultimi sviluppi del "caso Bonino".
Su questa ormai decennale vicenda, quella delle le plurime morti di anziani pazienti in un reparto dell'ospedale di Piombino, in tempi diversi sono stati versati fiumi di inchiostro e parole, ma in rapporto al clamore che suscitarono le narrazioni dei fatti, i report sulle indagini, i primi pronunciamenti giudiziari, la notizia dell'ultima sentenza che ha condannato l'ex-infermiera al "fine pena mai" all'ergastolo, la massima afflizione comminabile ad un cittadino della Repubblica Italiana, è passata, nelle cronache locali e nazionali, poco più che come acqua fresca.
Eppure non può che lasciare perplessi il fatto che due processi dello stesso grado (in Corte di Appello, ed in Corte di Appello Bis) si siano chiusi uno con una piena assoluzione, l'altro col dichiarare l'imputata scientemente colpevole di quattro omicidi.
Mi sono sentito in dovere di raccogliere il parere di due persone che si erano interessate alla sorte di Fausta Bonino: i coniugi Alberta ed Aldo Appiani, assidui frequentatori (come l'ex-infermiera di che trattasi) della nostra isola.
La Signora Alberta che esercita la professione di avvocato ha così riassunto (per sommi capi, ma puntualmente) la vicenda giudiziaria:
La Bonino è stata inquisita durante le indagini per 14 omicidi e 3 abusi d’ufficio, rinviata a giudizio per 10 omicidi e tre abusi di ufficio.
Le indagini peraltro chiuse dopo proroga, oltre il tempo massimo originariamente consentito, non avevano individuato alcuna prova a carico dello Bonino, se non la sua presenza certificata con la timbratura del cartellino. Timbratura che avveniva all’ingresso dell’ospedale mentre l’accesso al reparto era libero e privo di alcun tornello che certificasse la reale presenza in loco.
In più casi era tra l’altro più che evidente la reale impossibilità dell’imputata a compiere le azioni per cui era stata incriminata.
Il GUP (dott. Saquegna)nel giudizio abbreviato assolve la Bonino perché il fatto non sussiste per sei omicidi e tre abusi d’ufficio e la condanna per aver commesso il fatto per quattro omicidi.
La sentenza emessa nell’aprile 2019 aveva escluso la sussistenza degli omicidi in sei casi, in quanto non era stata effettuato l’esame di laboratorio necessario ad individuare la presenza di eparina, e ciò nonostante che i periti avessero concluso per il decesso, anche per questi sei pazienti, a causa di una somministrazione indebita di eparina.
La difesa ha impugnato la sentenza per i quattro omicidi e il PM per l’assoluzione dei sei residui.
La Corte d’appello d’Assise dopo otto udienze in cui sono stati sentiti i periti e quattro testimoni ha assolto la Bonino per tutti i dieci decessi per non aver commesso il fatto.
La sentenza, che consta di ben 161 pagine, venne emessa il 24 gennaio del 2022 a firma del Dott. Nencini, attuale Presidente della Corte d’Appello di Firenze e del Dott. Grieco.
A seguito di ricorso da parte del procuratore generale la Corte di Cassazione in data 4/5/2023 ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale in merito ai sei casi di assoluzione, già conclamata dal GUP, e ha annullato ,con motivazione di sole 5 pagine, la sentenza relativa all’assoluzione dei quattro casi in cui la Bonino era stata condannata dal GUP, sul presupposto che la motivazione della Corte d’Appello non era sufficientemente rafforzata. Veniva rinviato il processo ad altra sessione della corte d’appello d’Assise di Firenze.
In data 29 maggio,senza alcun ulteriore approfondimento istruttorio e dopo due udienze - arringhe e repliche entrambe del tutto scontate - la Corte d’Appello di Firenze si ritirava in Camera di Consiglio e dopo 43 minuti ricompariva dando lettura del dispositivo contenente la condanna all’ergastolo della Bonino per gli omicidi di quattro pazienti.
...
Mi pare, in tutta franchezza, che ci sia da restare sconcertati e perplessi