Importante operazione antidroga nel carcere di Porto Azzurro. Nella mattinata di giovedì 13 giugno presso la Casa Reclusione elbana durante le fasi di controllo dei pacchi destinati alla popolazione detenuta, il personale di Polizia Penitenziaria rinveniva, all’interno di uno di questi, alcune noci con guscio che celavano un discreto quantitativo di hashish. Il destinatario del pacco era un giovane detenuto italiano di origini pugliesi.
Spesso il personale di Polizia si trova difronte a escamotage di varia natura per l’occultamento di stupefacenti ed altro materiale non consentito, ma grazie al personale opportunamente formato e alle recenti tecnologie a disposizione, è possibile sventare tali introduzioni.
Il Segretario per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Francesco Oliviero: “un plauso ai colleghi e allo spirito di abnegazione dimostrato ancora una volta. Ma vogliamo evidenziare il profondo cambiamento della struttura insulare, dovuto a scelte da parte dell'Amministrazione Regionale di assegnare detenuti con profili, a nostro modesto parere, da Casa Circondariale e non da Reclusione. In una casa di Reclusione dovrebbero essere ristretti utenti con pene detentive lunghe e sui quali poter costruire progetti rieducativi”.
“Purtroppo assegnare soggetti con pene brevi e con reati collegati allo spaccio di stupefacenti sta snaturando le finalità dell'Istituto elbano. Pertanto, si richiede all'Amministrazione Regionale di rivedere il proprio modus-operandi al fine di salvaguardare la sicurezza”.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, rilancia il grido d’allarme del personale di Polizia in servizio nel carcere di Porto Azzurro, sulle gravi e critiche condizioni operative in cui prestano servizio i Baschi Azzurri: “il problema dell'ingresso della droga in carcere è questione ormai sempre più frequente, a causa dei tanti tossicodipendenti ristretti nelle strutture italiane. Dai dati in nostro possesso sappiamo che quasi il 30% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su tre, ha problemi di droga.
Per chiarezza va ricordato che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti all'interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all'interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta”.
Per il leader nazionale del SAPPE, “non vi è dunque dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento.
Questa potrebbe essere la strada da seguire per togliere dal carcere i tossicodipendenti e limitare sempre di più l'ingresso di sostanze stupefacenti, unito ovviamente a tutte le attività di prevenzione, come l'utilizzo delle unità cinofile che sono anch’esse fondamentali nel contrasto dei tentativi illeciti e fraudolenti di ingresso e smercio di droghe in carcere".
“Se da un lato – sostiene infine Capece - dobbiamo complimentarci con il personale di Polizia Penitenziaria di Porto Azzurro che ha operato ancora una volta con professionalità e spirito di sacrificio, dall'altro non comprendiamo come non vengano assunti provvedimenti adeguati a ripristinare la sicurezza e la legalità, a cominciare da un incremento straordinario di organico e dalla dotazione di ogni strumento anche tecnologico utile a contrastare le costanti criticità denunciate continuamente dal primo Sindacato del Corpo di Polizia Penitenziaria, ovvero il SAPPE ".