A emergenza da coronavirus ormai esaurita, ancora, come i residenti esperiscono sulla propria pelle ogni giorno, l’ufficio postale di Rio nell’Elba garantisce il servizio al pubblico soltanto per tre mattine a settimana e con orario ridotto (martedì e venerdì dalle ore 8,20 alle 13, 45 e sabato dalle 8,20 alle 12,45, come si può leggere nel sito ufficiale). La situazione è insostenibile per la piccola comunità elbana che si vede privata di un importante servizio.
Benché già nel 2021 l’Agcom abbia emesso un atto di indirizzo in cui ingiunge a Poste Italiane il rispetto dei principi di continuità e capillarità del servizio universale postale, gli uffici postali a orario ridotto a causa dell’emergenza da coronavirus non hanno mai ripreso la piena operatività dopo l’allentamento delle restrizioni collegate alla pandemia. Se le restrizioni all’operatività degli uffici postali potevano essere giustificate nel pieno dell’emergenza sanitaria, «è stata invece incomprensibile la scelta di estendere le aperture ridotte anche nei mesi successivi» dice Federconsumatori.
Esaminiamo più nel dettaglio il documento emesso dall’Agcom nel 2021: innanzitutto si legge che qualsiasi rimodulazione o chiusura non conforme degli uffici postali, anche se comunicata, verrà considerata al pari di una violazione e configurerà pertanto una condotta sanzionabile ai sensi della normativa vigente; l’Agcom invita così Poste Italiane, in qualità di fornitore del servizio universale postale, «ad attenersi al rigoroso rispetto del quadro normativo vigente, evidenziando che qualunque tipo di rimodulazione o chiusura non conforme, ancorché comunicata, verrà considerata come un’autonoma violazione, anche ai fini dell’applicazione delle relative sanzioni»: l’Agcom considera infatti che «i principi di continuità e di capillarità sono essenziali a garantire l’erogazione del servizio universale postale» sicchè «qualunque “rimodulazione” (comunque denominata) e/o “chiusura”, temporanea o definitiva che sia, deve essere necessariamente effettuata nel rispetto dei presupposti e delle procedure previste in materia a livello normativo o regolamentare» e qualunque comunicazione di chiusura fatta al di fuori di quelle previste dalle norme, per attivare chiusure temporanee o rimodulazioni definitive degli uffici postali «non consentirebbe in alcun modo di considerare assolti gli obblighi connessi all’erogazione del servizio universale, dovendosi al contrario ritenere in concreto violati i predetti principi di continuità e di capillarità del servizio».
La riduzione degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali sta diventando un problema insostenibile per molti comuni italiani, soprattutto i minori e periferici. Sono ormai numerosi i sindaci sul piede di guerra a causa della riduzione dell’erogazione del servizio.
Tuttavia, la sezione distaccata in Catania del Tar di Sicilia con sentenza num. 90 del 17 gennaio 2014, sul presupposto dell’esistenza di altri due uffici postali, allocati nello stesso Comune con apertura giornaliera, ha dichiarato illegittima l’ordinanza con la quale un sindaco ha ingiunto il mantenimento dell’apertura al pubblico dell’ufficio postale del proprio municipio per tre giorni la settimana a fronte dell’apertura per un solo giorno a settimana disposta da Poste Italiane a seguito dell’effettuata rimodulazione del servizio, motivando tale sentenza con il fatto che l’attivazione del servizio postale per un solo giorno a settimana non crea una situazione di concreto pericolo per l’incolumità pubblica né risultano sussistenti i necessari altri presupposti dell’urgenza e della temporaneità dell’intervento.
Non una situazione rosea quella delle piccole comunità periferiche, sempre più abbandonate a loro stesse.
Manuel Omar Triscari