Riceviamo e pubblichiamo
Alcuni detenuti con gravi problematiche psichiatriche hanno messo, nelle ultime ore, a dura prova il personale penitenziario e sanitario della struttura carceraria di Porto Azzurro causando gravi difficoltà nello svolgere del lavoro quotidiano.
Questi episodi, ormai all’ordine del giorno e per motivi spesso apparentemente futili, si manifestano con offese, tentativi di aggressione e atti di vandalismo. In alcuni casi, i detenuti lanciano suppellettili divelti dalle stanze o arrivano a devastare e incendiare gli arredi in dotazione.
Nonostante i numerosi tentativi di riportare la calma e la ragione, tali comportamenti risultano difficili da gestire a causa delle gravi problematiche psichiatriche o di tossicodipendenza di cui soffrono molti di questi detenuti.
Anche il personale sanitario, pur agendo con grande professionalità, riscontra significative difficoltà nel gestire situazioni così complesse, evidenziando le carenze di un sistema che non offre supporti adeguati ad affrontare tali criticità.
La situazione risulta ulteriormente aggravata dagli oltre 500 accompagnamenti ospedalieri annuali e dai numerosi ricoveri presso il locale nosocomio, spesso necessari a seguito di episodi derivanti dalle criticità descritte.
Queste operazioni incidono significativamente sulla calendarizzazione dei servizi sanitari per gli abitanti dell’isola, generando ulteriori disagi alla comunità locale.
Il SAPPE denuncia che “in passato sono stati segnalati i rischi legati all’invio indiscriminato di detenuti con gravi sanzioni disciplinari o già protagonisti di episodi di violenza in altri istituti. Tuttavia, tali trasferimenti continuano a creare gravi problemi nella gestione della struttura, mettendo a dura prova il personale, che nonostante tutto opera con professionalità e dedizione. Il personale della struttura, ormai allo stremo per i ritmi di lavoro insostenibili e la costante pressione psicologica, rinnova un accorato appello all’Amministrazione Penitenziaria affinché vengano limitati gli invii di detenuti con gravi problematiche in strutture non idonee e siano rafforzate le risorse umane e materiali necessarie per affrontare adeguatamente queste situazioni”.
Il sindacato chiede quindi alle autorità competenti di intervenire per ridurre il numero di accompagnamenti ospedalieri attraverso l’organizzazione di visite specialistiche direttamente presso l’Istituto o tramite l’impiego della telemedicina. Tale soluzione permetterebbe di garantire un’assistenza adeguata ai detenuti senza penalizzare ulteriormente la comunità locale.
E un appello in particolare è stato rivolto al Prefetto, invitato a visitare personalmente l’Istituto per valutare le condizioni operative e di sicurezza in cui opera il personale di Polizia Penitenziaria.
“Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia”, commenta Donato Capece, segretario generale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria.
“Per questo è fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per Porto Azzurro ma anche per tutte le altre strutture detentive toscane. Il Corpo di Polizia Penitenziaria ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità, ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori dal carcere”, conclude.