Che angoscia caro Vincenzo, vedere che il nostro vecchio mondo fatto di genuinità, di semplicità, di lavoro, di battute allegre e pungenti, spesso anche formalmente scorrette ma sempre ricche di umanità, ogni giorno che passa si allontana sempre di più.
Oggi in particolare, con il tuo congedo dalla tua storica comunità, se non altro da quel che ne rimane, con il tuo distacco dalla nostra isola, dalla nostra città, soprattutto dalla parte vecchia di questa e dal nostro vasto rione dato dalle vie che si trovano a ridosso del nostro amato Grigolo, l'accelerazione in avanti a me pare sia stata particolarmente forte e decisiva, tanto che ho pure il terrore, rafforzato dalla quasi certezza, che sempre meno persone potranno capire queste mie emozioni.
Non fa niente! Noi abbiamo il nostro cuore pieno di quei gioielli lì, a cominciare da quelle tante risate che ci siamo fatti davanti al tuo storico banco di frutta e verdura, con te, la mi' nonna, Nunzio, la mi'zia Dora, Ladisca e tutti i rappresentanti di quell'assortita, allegra e umana comunità per la quale la tappa da Vincenzo era obbligatoria, tra arance e zucchine che al bisogno diventavano più o meno mosce, tra consigli elettorali più o meno richiesti , tra riferimenti e allusioni a personaggi, a vizi e a pregi popolari vari.
E poi la tu' mamma e il tu' babbo, Ilia e Cristino, per tutti Beppino, conosciuto meglio ancora come il Bellini.
Un giorno, vedendolo dal fondo di via Roma mentre lui si trovava a metà scalette, all'altezza della bottega del "Pelato" , per salutarlo gli urlai: " Belliniiii, com'è?" E lui, mentre mi stavo avvicinando: "Eh semo carini davvero!"
Quanta ragione aveva, caro Vincenzo, semo proprio carini!
Costassù saluta tutti quelli che puoi e un abbraccio a tutti i tuoi cari!
Ciao!
Michele