Se ci sia un criterio di selezione delle vittime, per età, ubicazione geografica e attività svolta è ancora un nodo per gli investigatori, ma ciò che è certo è che il reato è stato tentato e a volte perfezionato in mezza Italia, più volte in Toscana ed è un reato grave: tentata estorsione.
Il meccanismo è semplice ma perverso: il responsabile di una struttura di accoglienza, un appartenente a una società o a una cooperativa o un esercente, viene contattato telefonicamente e gli viene comunicato che un vecchio abbonamento alle riviste delle forze di polizia che egli, o chi egli rappresenta, avrebbe sottoscritto in passato, ha determinato dei mancati pagamenti che finirà con un procedimento ingiuntivo dal conto molto salato. Non importa che le testate siano esistenti o siano citate una per una nella telefonata di contatto, perché il tono del reo è perentorio e la sua capacità coercitiva è ben collaudata e a dirla tutta restare sul vago è la chiave vincente. Il delinquente infatti sa di poter contare anche sulla legge dei grandi numeri, perché può trovare dall’altro capo del telefono una persona ben consapevole di non aver mai avuto alcun abbonamento del genere, ma anche di poter insinuare nell’ignara vittima il dubbio che in effetti l’abbonamento a una o più riviste, anche di questo genere, possa esserci stato in passato, magari, stipulato da qualche altro responsabile o socio e tanto basta per preparare il terreno. Nei giorni e nelle settimane successive, infatti, le chiamate si susseguono, allo scopo di convincere la vittima che la questione sull’abbonamento va risolta.
Tutto l’artificio è ovviamente basato su una falsità, ma mentre richiedere un pagamento- sempre a mezzo bonifico, per evitare un faccia a faccia con la vittima, ovviamente- per l’accettazione di una inesistente proposta commerciale, come un abbonamento a una pubblicazione, configura un tentativo di truffa, minacciare la vittima che se non accetta una transazione diventerà efficace un inesistente decreto ingiuntivo è un tentativo di estorsione.
Fin qui si è spinto il soggetto indagato dai carabinieri di Marciana Marina.
Il caso capitato all’Elba nell’inverno scorso, infatti, registra l’approccio consolidato e ad essere contattato è stato il responsabile di una struttura d’accoglienza del settore occidentale dell’isola.
Dopo alcune telefonate sostenute con modi gentili e toni garbati e successivamente sempre più perentorie, si è arrivati alla pretesa di veder corrisposta la somma di quasi 1000 €, per chiudere una pendenza di un abbonamento che in realtà non c’è mai stato, minacciando l’esecutività di un decreto d’ingiunzione per un valore triplo alla somma pretesa. Spacciandosi, quindi, per un responsabile di un inesistente ufficio competente per gli abbonamenti delle pubblicazioni collegate alle forze dell’ordine, il reo sperava che dall’altro capo della cornetta ci fosse una persona che, tra il rispetto per la divisa, qualche dubbio dovuto al fatto che forse abbonamenti a riviste del genere la sua struttura, in passato, ne avrà anche avuti e la voglia di chiudere presto la questione, col minor danno economico possibile, cedesse.
L’interlocutore elbano, invece, è stato ben presente a se stesso e si è rivolto ai Carabinieri della Stazione di Marciana Marina e questi, superando notevoli difficoltà legate alla rintracciabilità telefonica e poi alla conseguente identificazione del reo, lo hanno individuato e segnalato all’Autorità Giudiziaria.
Sul soggetto, un 44enne residente in Lombardia, gravano, parecchi procedimenti per fatti analoghi, molti dei quali, purtroppo, andati a buon fine. La giustizia farà il suo corso e il delinquente verrà fermato, ma è bene chiarire che non solo telefonate (ma anche comunicazioni telematiche o postali) del genere testé descritto non hanno nulla a che fare con gli enti editoriali delle forze dell’ordine in genere e dell’Arma dei Carabinieri in particolare, ma che esse sono chiaro indice di un illecito che va subito segnalato ai Carabinieri, presso qualsiasi Comando o alle altre forze di polizia e perseguito tempestivamente.