“Credo che il teatro debba portare felicità, debba aiutarci a conoscere meglio il nostro tempo e noi stessi… conoscere meglio il mondo in cui viviamo per poterlo trasformare nel modo migliore possibile. Il teatro è una forma di conoscenza e deve essere anche un mezzo per trasformare la società. Può aiutarci a costruire il futuro, invece di aspettare passivamente che arrivi.”
“Tutti gli esseri umani sono teatro.”
“Non basta capire questa società, è necessario cambiarla, perché questa ancora non è vivibile. Questo è l’obiettivo della moltiplicazione: che altre persone si approprino della ricchezza che io ho e la passino ad altri ed altre.”
(Augusto Boal)
Teatro prima di tutto come linguaggio e mezzo di conoscenza. Teatro come strumento di trasformazione della realtà interiore, relazionale e sociale che rende attivo il pubblico e serve agli "spett-attori" per esplorare, analizzare e trasformare la realtà che essi stessi vivono. Sotto l’influenza del pensiero di Paulo Freire il TdO sceglie un approccio relazionale, dialogico e non dualistico, si tratta di costruire relazione e dialogo senza gerarchia tra educatori e educandi, attori e gente comune, la relazione si pone su un piano di parità, rispetto e apertura, stimola la curiosità e la ricerca, propone un atteggiamento maieutico e non indottrinante. Ciò che si propone è un laboratorio di formazione, un’occasione di sperimentazione e crescita, individuale e collettiva in un contesto accogliente ed affermativo. Il progetto mira a permettere di esprimere i propri processi emotivi e cognitivi rispetto ad una tematica “forte”, quale il rapporto fra femminile e maschile (come costruzioni storiche e culturali) attraverso la conoscenza delle nostre maschere sociali, la loro rappresentazione scenica, ricercando soluzioni e strategie ai conflitti che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, come donne e uomini, eterosessuali, lesbiche, omosessuali, transessuali, ecc., non indipendentemente dalle nostre preferenze sessuali, indagheremo la costruzione dei ruoli sessuali nella misura in cui si fanno doxa sociale, ripetizione di ruoli, habitus e maschere. Lavoreremo in concreto sulle differenze di genere, disvelando i meccanismi, le “meccanizzazioni” legate alla nostra maschera sociale, indagando i condizionamenti culturali e la violenza pervasiva che genera un fenomeno sociale tanto diffuso e giustificato di violenza contro le donne. Il gruppo viene vissuto come potente cassa di risonanza, in uno spazio ed un tempo per la relazione come veicolo di comprensione di ciò che si è autenticamente sotto la maschera.
CONTENUTI:
Nel laboratorio si propone l’utilizzo del Teatro dell’Oppresso, tecnica teatrale nata in Brasile negli anni ’60 da Augusto Boal. Le attività strutturate e semistrutturate vedranno l’utilizzo degli strumenti come i Giochi-esercizi, il Teatro Immagine e il Teatro Forum. Il corso è inteso come un percorso per scoprire e scoprirsi nella relazione come unità di corpo, pensiero ed emozione. S’inizierà con il mettere in relazione corpo, pensiero ed emozione, sperimentando la possibilità di ascoltare il nostro corpo e “pensare con la pancia”, per poi passare alla relazione con l’altro (sguardo, saluto, ascolto) e quindi con corpi diversi, con pensieri differenti ed emozioni varie (paura, rabbia, amore, odio, felicità, tristezza…); il tutto in uno spazio e in un tempo concreti, qui e ora, nel mondo che viviamo. Cerchiamo di capire come il nostro corpo cambia rispetto ai nostri pensieri e alle nostre emozioni, innescando processi di scoperta, conoscenza e consapevolezza di sé e del mondo che ci sta intorno. Attraverso l’utilizzo di giochi teatrali individuali, a coppie e di gruppo, si favorirà la relazione, costruendo un percorso che giunga alla rappresentazione e alla trasformazione delle realtà oppressive. Le tecniche serviranno per far vivere possibilità espressive del proprio corpo e verranno utilizzate come strumento per affrontare conflitti concreti del quotidiano e provare a cambiare a superarli con strategie creative.
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