Se prima era un regno di ordine, disciplina e rigore, adesso le mura che accoglievano il battaglione della Guardia di Finanza di Portoferraio sono governate inesorabilmente dalle ortiche e dalle sorelle erbacce.
Basta entrare varcando il cancello di ingresso del Corso Fiamme Gialle (dopo torneremo su questo inappropriato nome che è stato affibbiato al viale delle Ghiaie) per immaginarsi tutta la vita che correva tra quegli edifici fino al 1999. Con un po' di immaginazione, torniamo agli anni in cui il battaglione fu attivo: all'entrata, subito sulla destra, si trova lo spaccio alimentari, con annesso un piccolo magazzino; imboccando lo stradello a destra, più avanti ci imbattiamo in due aule, dove gli allievi finanzieri sono istruiti. Avanzando
troviamo un piccolo spiazzo e il cancello che dà sulla piazza Marinai d'Italia, vicino individuiamo i servizi igienici che fanno angolo, dietro abbiamo la strada che divide i due grandi palazzi, quello più vicino al muraglione è adibito a palestra e cinema, quello situato nei pressi dell'entrata a barberia, armeria e camerate. Torno alla realtà: i palazzoni abbandonati da anni cadono a pezzi, giganti fatiscenti che crollano per le poderose spallate del tempo. Le aule non accolgono più gli allievi, non accolgono più nessuno. Gli unici
inquilini delle camerate sono i fantasmi del passato. E qualche topo.
Ma torniamo a sognare ad occhi aperti: adesso siamo nella magnifica piazza d'armi, dove si possono ammirare, in tutta la loro forza, le parole collocate nella parte alta del muraglione: “Nec Recisa Recedit”. Il motto della Guardia di Finanza.
Se ci si avvicina all'enorme parete e poi le si volta le spalle, di fronte abbiamo la palazzina che era più prestigiosa: uffici comando, mensa degli ufficiali con la loro cucina e il loro circolo, l'ufficio del cappellano, la cappella e le foresterie; questa struttura era il centro di comando di tutto il battaglione, ora fa parte di quel minuscolo pezzetto strappato all'abbandono, è la caserma della Guardia di Finanza, con gli appartamenti degli appartenenti al Corpo ai piani superiori.
Prosegue il nostro percorso, dalla piazza, voltandosi a destra, abbiamo la parte che si avvicina alla spiaggia delle Ghiaie: le costruzioni sono disposte come se la parte a sinistra della piazza, già descritta, si riflettesse in uno specchio: al posto dello spaccio, il posto di guardia, poi due aule e le due palazzine, quest'ultime ospitano rispettivamente mensa e cucina permanenti l'immobile più vicino alla spiaggia, cucina e mensa allievi quella più all'interno: al piano superiore troviamo la biblioteca, il circolo sottufficiali e il bar allievi, chiamato “Area 51”. Adesso anche qui regna l'abbandono totale, l'oblio. Si salva la palazzina della cucina e mensa permanenti, utilizzata come Commissariato di Polizia e sede dell'Agenzia delle Entrate.
Se si accede a una di queste palazzine (cosa abbastanza facile, dato che non esiste nessun tipo di sorveglianza) si nota subito come tutto stia lentamente morendo.
Come ogni luogo, anche quelle mura, ormai con l'intonaco mangiato dagli anni, sono intrise di ricordi: sulla porta del bar allievi campeggia l'epica scritta “Area 51”, con le lettere un po' sgangherate; in un’aula si trova persino qualche foglio ingiallito contenente informazioni personale di qualche aspirante finanziere.
Ma il nostro battaglione ha diversi fratelli. Anche loro, mediamente, non hanno fatto una bella fine. Uno dei più sfortunati è quello di Mondovì, in provincia di Cuneo: aperto nel 1972, chiude i cancelli tra settembre e novembre 1999, una parte è stata destinata all'Anfi (Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia), un'altra a magazzino comunale.
Per il resto la storia si ripete: abbandono totale. Esiste un progetto però, ristrutturare tutto per instaurare la Tenenza, ma purtroppo Stato e Comune continuano a lanciarsi a turno questa gigantesca patata bollente.
Il fratello di Rovigo sta meglio, è un gran signore: chiuso nel 1999, adesso il battaglione ospita la sede ASL, con la struttura di individui legati al clero.
Infine, il battaglione di Macerata ha un che di comico: dapprima caserma dell'aeronautica, poi apre le porte e accoglie la scuola allievi finanzieri nel 1995, ma ospita per un solo anno il corso, poi fino al 1999 si occupa
dell'istruzione dei finanzieri ausiliari. Adesso è in completo stato di abbandono, se si esclude l'ufficio della Questura. Recentemente, il tutto è stato rilevato da una società privata. Speriamo bene. Nelle vicinanze, in un parcheggio di pertinenza GDF, è stato disposto il piano per la costruzione di una nuova struttura per la compagnia del Corpo.
I fratelli battaglioni, oltre all'abbandono, hanno un'altra cosa in comune: la chiusura. Perché si è arrivati a questo? Occupiamoci esclusivamente del nostro battaglione: scartabellando tra vecchi documenti, troviamo un'intervista datata 3 ottobre 1998: il tenente colonnello Luciano Carta, alla domanda di un'eventuale chiusura del battaglione di Portoferraio, nega assolutamente l'intervento del ministero, ma giustifica la possibile chiusura con «l'obiettivo di razionalizzare ed economicizzare la gestione delle infrastrutture alla Guardia di Finanza e l'esigenza di recuperare risorse umane da destinare ai primari compiti di istituto». Il tenente aggiunge, inoltre, che l'immobile rimarrebbe comunque nelle disponibilità della Guardia di Finanza che lo destinerebbe ad altri impieghi per lo svolgimento di diverse attività di istituto. In sintesi, è chiara la decisione di chiudere il battaglione, resa ancor più necessaria se si pensa che nel 2001 l'allora comandante generale di corpo d'armata disponeva della riorganizzazione della legione allievi
finanzieri, facendo nascere la nuova scuola di Bari.
Dal luglio 1999 il nostro battaglione, seguito dai suoi fratelli, viene relegato in un angolo e fatto sprofondare nell'oblio, come un personaggio che può esistere solo nei ricordi degli altri.
Con il degrado e lo sfacelo dei casermoni, ecco spuntare la grande trovata: inaugurare il corso “Fiamme Gialle” (in data 11 settembre 2009, scelta di giorno e mese alquanto criticabile): all'inaugurazione viene piantato un paletto di ferro con una targa di marmo con su scritto il nuovo nome del viale, tutt'intorno tante autorità in pompa magna. Il giorno dopo i quotidiani locali descrivono l'avvenimento come una “suggestiva cerimonia”.
Mentre si inaugura con aria trionfante un paletto ancorato al cemento, alle spalle di questi individui l'intonaco dei palazzoni continua a creparsi, i vetri semidistrutti e aggrappati alle finestre ululano quando il vento li attraversa. Le enormi piante selvatiche cresciute là in mezzo agitano le loro fronde al cielo come ad imprecare contro il loro destino, obbligate per sempre a rimanere tra quelle rovine dimenticate.
Di un luogo che anni fa fu un centro di vitalità, oggi non resta niente. Il Comune e lo Stato, abili giocatori di ping pong, continuano a scambiarsi la palla scottante: prima i palazzoni furono acquisiti dal Comune, poi dal Demanio, adesso di nuovo dal Comune e nessuno fa nulla; tanti buoni propositi, ma zero fatti concreti e tangibili.
Occorre intervenire al più presto col ristrutturare il tutto per trasferirci i licei e l'istituto professionale, ormai troppo pericolanti e fatiscenti. Oppure fondarvi un'università del mare, con annesse mense e alloggi per gli studenti. O anche costruire appartamenti per le famiglie più bisognose, concedendoli con un affitto basso. Queste sono solo tre delle tante opzioni possibili per ridare animo e vita a quelle mura e- perché no?- ristrutturare e creare nuove strutture alberghiere, laboratori, sedi di imprese e chi più ne ha più ne metta.
Se prima la presenza del battaglione era un vanto per l'isola, visitata da amici e parenti degli aspiranti finanzieri, adesso è solo una macchia nera che sporca la storia portoferraiese.
Giacomo Giovinazzo