Ascoltare il CD associato al libro “ Camminando fino ad arrivar n’ dove semo” dell’amico Fabrizio (sua è la voce narrante, non priva qua e là di venature di commozione) equivale a rivivere momenti molto piacevoli. Sull’onda dell’amarcord ti ritrovi insieme con amici che hai avuto la fortuna di frequentare e che purtroppo sono scomparsi, insieme con un’isola che in parte non c’è più e, soprattutto, insieme con una Portoferraio popolata di persone semplici e dall’umanità profonda, disegnate dall’Autore, almeno nella prima parte (o primo girone), con pennellate che tradiscono un’intensa nostalgia appena velata dal ritmo scherzoso dei suoi versi volutamente un po’ sciolti dalla gabbia di rime e quantità di sillabe. Nostalgia, dicevo, e amore, sia per i personaggi che di volta in volta vengono descritti, sia per le vie, i vicoli, le piazze, le scalinate che accolgono le loro ‘gesta’. Non pochi fra i tanti personaggi e gli ambienti abilmente tratteggiati da Prianti ho potuto apprezzarli anch’io quando, fino al 1961, abitavo in via Roma e frequentavo il liceo Foresi. Come dimenticare la genuinità dei fratelli Marcello e Gaetano, quest’ultimo indomito nuotatore invernale fra Le Viste e Le Ghiaie? O la fierezza non ostentata di Franco Cioni, detto Cangino, fra l’altro ottimo cantante e poderoso vogatore della ‘Dieci remi’? Oppure il calore umano di Don Ferruccio, sempre presente dove e per chi ne avesse bisogno? O, ancora, l’animazione che connotava Piazza Padella con la simpatia contagiosa di ‘Marcellone’ Frangioni e dei suoi genitori? Il linguaggio del libro, al contempo brioso e spontaneo, scevro da ricercatezze, si attaglia in pieno, delicatamente, a quello straordinario e vitale micromondo fatto di schiettezza e di spontaneità, di disponibilità e di solidarietà quando se ne presentava l’occasione o la necessità.
Nella seconda parte (o secondo girone) del libro le rime diventano satireggianti e l’Autore non nasconde il disagio indotto dagli atti di alcuni politici, tanto che la voce si alza più volte in un liberatorio “ci avete rotto i coglioni!”. Come dargli torto? L’obbrobrio della Gattaia e altri restauri un po’ fuori dai canoni stanno lì a testimoniare che Cosmopoli meriterebbe maggiore rispetto e maggiore sensibilità in chi occupa poltrone decisionali.
Il libro di Fabrizio Prianti è ovviamente molto di più rispetto a queste mie indicazioni sintetiche e va letto per intero e con attenzione. Ognuno potrà constatare che è un vero condensato di cronache di vita vissuta e di bozzetti pittorici in rima, un resoconto di storia recente (in senso lato) che, per merito della fatica dell’Autore, rimarrà per sempre a ricordare i numerosi personaggi che nel bene (la stragrande maggioranza, e vengono elencati nome per nome) e nel male (qualche volta, e rimangono anonimi) hanno fatto crescere un’isola da paradiso e una città fra le più belle del mondo.
Michelangelo Zecchini