Penso che nell'offerta scolastica elbana, che si è molto arricchita e vivacizzata in questi ultimi anni, spicchi un'assenza pesante: un liceo linguistico. Il desiderio dei ragazzi, in uscita dalle scuole secondarie di primo grado (medie), di imparare bene più lingue straniere è un dato oggettivo che continuo a rilevare ogni anno. Il franco-meneghino di Totò a Milano docet, e il totoismo è diventata una legittima aspirazione.
Perciò ritengo sia in controtendenza e anche anacronistico il ritorno allo studio di una sola lingua (l'inglese potenziato) che va affermandosi in alcune scuole secondarie di primo grado elbane.
A questo proposito ricevo una lettera in cui ben si articolano dati e riflessioni.
(EM)
L'attuale riforma della scuola pare mettere al centro l'importanza delle lingua straniere. E' prima di tutto l'Europa a richiedere a gran voce che venga data la giusta importanza allo studio delle lingue, e l'ha ribadito in forma chiara ed esaustiva al Consiglio Europeo di Barcellona (2002), dove viene stabilita la necessità dell' “l'insegnamento di almeno due lingue straniere sin dall'infanzia”. L'Italia recepì immediatamente tale richiesta, inserendo lo studio della seconda lingua comunitaria già dal 2003, e confermando nelle “Indicazioni nazionali per il curricolo” nel 2007 che “l'apprendimento di almeno due lingue europee, oltre alla lingua materna, permette all'alunno di acquisire una competenza plurilingue e pluriculturale e di esercitare la cittadinanza attiva oltre i confini del territorio nazionale (…) di imparare con le lingue a fare esperienze, ad affrontare temi e problemi e a studiare altre discipline.
A questo segue però, un improvviso “dietro front”, quando con la circolare ministeriale n. 4 del 15.01.2009, prevede che “in sede di iscrizione alla prima classe - e con il vincolo di non variare tale scelta per l'intero corso della scuola secondaria di I grado - le famiglie possono chiedere che il complessivo orario settimanale riservato all'insegnamento delle lingue comunitarie, per un totale di cinque ore, sia interamente riservato all'insegnamento della lingua inglese, compatibilmente con le disponibilità di organico” (“inglese potenziato”).
La seconda lingua comunitaria diventa quindi, di fatto, una materia opzionale, in palese contrasto con le direttive europee e con quanto dichiarato qualche mese prima circa l'importanza di tale insegnamento. Senza contare il fatto che tale scelta implichi un aumento della crisi anche nel settore scolastico, visto che molti docenti qualificati rischieranno il proprio posto di lavoro.
Questa minaccia, vista purtroppo come opportunità, è sbarcata anche nelle nostre scuole, negando di fatto agli studenti la possibilità di avere una formazione culturale conforme ai loro coetanei europei. E, a dover compiere questa scelta, sono i genitori, che si trovano di fronte a due possibilità poste erroneamente e gravemente in contrasto tra loro.
Inoltre, alle scuole superiori l'inglese verrà ripreso da zero come da programmi ministeriali, e i ragazzi che sino ad allora avranno optato per l'inglese potenziato alla scuola secondaria saranno costretti ad aspettare che i compagni di classe raggiungano il loro livello. Già in alcune realtà scolastiche della nostra provincia, dopo un paio di anni di sperimentazione con l'opzione inglese potenziato,le famiglie sono tornate sui propri passi, richiedendo nuovamente lo studio della seconda lingua comunitaria nell'offerta formativa.
Al di là della storia del nostro territorio e della nostra identità culturale, sull'isola il turismo sta cambiando volto: grande è ancora l'affluenza di turisti di lingua tedesca, ma da quattro/cinque anni francesi, belgi e svizzeri sono in crescendo nelle nostre strutture ricettive, nei nostri porti e nei nostri musei. E' sufficiente dare un'occhiata alle cifre dei rapporti annuali dei flussi turistici nell'arcipelago toscano degli ultimi dieci anni, o informarsi presso le guide turistiche locali, sempre più alla ricerca di personale qualificato in lingua francese.
E' bene ricordare come anche in importanti settori che non hanno alla base una formazione di tipo prettamente linguistico, tra i quali l'import-export, il marketing, il settore legale, quello turistico e quello culturale legato, ad esempio, ai beni artistici, l'ambito diplomatico, e quello politico, la conoscenza di almeno due lingue straniere è ad oggi una condizione richiesta, e non più solo apprezzata.
E' quindi impensabile che la formazione dei nostri ragazzi, futuri operatori turistici, avvenga senza tener conto di questi aspetti, ed è auspicabile che in futuro tali scelte vengano fatte con più consapevolezza e più ragionevolezza.
Lettera firmata