Il viaggio della memoria correlato con una complicata storia d'amore (forse inventata) e incastonato nello scenario socio-culturale e politico dell'Italia della seconda metà del Novecento, per Danilo Alessi è l'occasione per descrivere La (sua) Fatica della Politica, (Persephone Edizioni, 2015 – euro 18).
E il suo viaggio l'Autore è tornato a riviverlo nelle due tappe di presentazione del romanzo in terra iblea, vale a dire il lembo estremo di Sicilia che guarda l'altra sponda del Mediterraneo così tragicamente scossa da guerre, migrazioni, naufragi (fisici ed esistenziali).
Infatti, nel corso di due incontri con i lettori (uno a Pozzallo nei locali del circolo Sel e l'altro nella libreria UBIK di Ragusa), Danilo Alessi ha avuto l'opportunità di delineare i caratteri e i temi, lo stile e i contenuti, la genesi stessa e il messaggio civico della sua fatica letteraria,
“ Ho inteso riportare in superficie storie passate, parti integranti ed intriganti del mio vissuto personale e politico – ha chiarito Danilo Alessi – e in tal modo riesumare la forza del carattere di personaggi unici, straordinari e genuini quasi tutti scomparsi ma emblematici per comprendere alcuni tratti antropologici e sociali dell'Isola d'Elba e dell'intero Arcipelago toscano”.
Storie che ovviamente intersecano le vicende umane, dolci e amare, dello stesso Autore estremamente lucido e preciso nel riproporre fatti, situazioni, luoghi, bisogni e sogni della sua esistenza. Non già utilizzando il metro dell' “operazione nostalgia”, bensì attraverso un presente attualizzato alla luce dei nuove sfide, di un presente cioè che per essere interpretato e compreso ha bisogno di una narrazione intesa come lievito per il futuro.
Certamente, in Danilo Alessi vi sono le sconfitte e i ripiegamenti, i momenti difficili e controversi, specie se riconducibili a quel “ sogno interrotto” coltivato per una vita intera e foriero di pace, lavoro, diritti. Ma ciò che alla fine emerge in lui è la straordinaria e per certi versi inaspettata, non comune, forza di volontà.
Quella forza interiore – civile, etica e morale – che fa da volano per ricominciare: ricominciare a vivere e a lottare, nonostante le delusioni e le disillusioni, e in tal modo “ riprendere a ricostruire su macerie”.
Da questo punto di vista, Danilo Alessi si rivela un “intellettuale organico”, nel senso classico del concetto gramsciano, vale a dire mai domo nel suo spirito di militante e di combattente per la giustizia sociale, l'uguaglianza, la libertà.
Per espletare nel migliore dei modi il compito, nel libro (che principalmente è un romanzo e come tale si deve leggere) Danilo ha bisogno, come si accennava all'inizio, di una cornice che serva da contesto alle storie riesumate dalla memoria liberata dalla polvere dell'oblio.
E così emergono gli stati d'animo e le passioni dei due protagonisti, quel Nilo (facile l'accostamento autobiografico all'Autore) e quella Francesca, (una donna immaginaria che ama sì Nilo ma che rispetto a lui ha una visione diametralmente opposta del mondo e della vita). Entrambi, dai loro specifici punti di vista, ricamano il tempo del loro rapporto d'amore, della loro convivenza, del modo di considerare la politica e la società in cui vivono: l'una chiede, interroga, vuol sapere e l'altro risponde, chiarisce, fa emergere situazioni anche esistenziali vissute in profondità, “ col credo della ragione”, se tale credo non fosse un ossimoro.
Ne esce una pagina fresca e intrigante di letteratura che, senza bisogno di scomodare un Tabucchi ( a proposito di lettere non spedite) o un Pratolini ( nel senso di ritagliare pezzi di costanza della ragione) o di Pavese ( nel senso della descrizione di paesaggi, identico accostamento ci sembra di fare tra le Langhe e il mare dell'arcipelago elbano), fanno di Alessi uno scrittore già maturo, anche se alla sua prima esperienza col genere del romanzo. Infatti, egli è in grado di trasmettere quelle passioni che ci fanno credere che alla fin fine “ la Politica ( beninteso: quella con la P maiuscola) è bella”, per dirla con il protagonista di Bajaria, quel Peppino Torrenuova che tanti caratteri ha in comune con Danilo, nel celebre affresco cinematrografico di Giuseppe Tornatore.
Nicola Colombo