Finalmente è iniziato, ce l‘hanno fatta, come sempre l’Italia da il meglio di se nelle emergenze, perché fare in cinque anni quello che puoi fare in due! Comunque è iniziato, amici che sono già lì hanno scritto che è bellissimo al di là delle aspettative, le cronache raccontano che i primi “civili” a varcare i cancelli della nuova metro che immettono all’Expò sono stati un gruppo di orientali che già dalle sette del mattino erano in attesa, i padiglioni di tutte le nazioni sono aperti anche se alcuni ancora da finire. Gli uffici e l‘auditorium di Palazzo Italia saranno pronti fra un paio di settimane i punti vendita con t-shirt e gadget apriranno il 18 e l'allestimento ideato da Dante Ferretti sarà completato per il 2 giugno, festa della Repubblica, quando a Milano dovrebbe arrivare anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, così come per la fattoria globale 2.0 dell'associazione mondiale agronomi che sarà inaugurata il 14 maggio.
In compenso, per infondere ottimismo, sono state cambiate le ultime parole dell’Inno di Mameli e così il nostro Presidente del Consiglio ha tagliato il nastro e si è alzato il sipario sull'Esposizione Universale di Milano, a 109 anni dall'ultima edizione che in città ha lasciato come eredità il parco Sempione. Poi il collegamento con Papa Francesco: L'Expo ben esprime la "grande sfida" per l'umanità del ventunesimo secolo: "smettere finalmente di abusare" dell'ambiente, perché tutti possano mangiarne i frutti. Ma l'Esposizione non contribuirà a vincere questa sfida, se non ascolterà la voce dei milioni di uomini e donne che anche oggi "hanno fame, e si ammalano, e persino muoiono, per una alimentazione troppo carente o nociva".
Gli fa eco Carlo Petrini che ha speso tutta la vita creando Slow Food e Terra Madre che in questa Esposizione Universale c’è ma in maniera molto critica per la piega che ha preso l’evento: “La biodiversità è la vera forza creatrice della sapienza umana, quindi dobbiamo rispettarla, se noi continuiamo con questo modello alimentare, con questo sistema alimentare criminale, che distrugge la biodiversità in virtù del fatto che bisogna privilegiare razze forti, più produttive perché si pensa solo al profitto e mai alla Terra Madre, alla natura, noi consegneremo alle future generazioni un patrimonio genetico molto, ma molto più povero”. “Abbiamo accettato di stare dentro l'Expo, ma ci stiamo in maniera critica: l'Expo non ha anima, deve mettercela altrimenti non serve al sistema Paese. Da quando l’hanno presentato, si è trasformato in un evento che non ha nulla a che fare con il cibo, con la nutrizione e con il pianeta. Metterci l'anima vuole dire partire dal principio che il diritto al cibo è di tutti.”
Con buona pace di Farinetti forse la presenza di sponsor ingombranti come i marchi delle principali multinazionali del cibo un tantino stona con quelli che dovrebbero/potrebbero essere gli obiettivi di un appuntamento di questo rilievo, ma staremo a vedere di qua a fine ottobre cosa succederà anche perché in questi giorni si è parlato molto del fatto di riuscire ad inaugurare ma poco dei programmi e delle iniziative che si succederanno in questi sei mesi.
Una iniziativa già annunciata, apprezzabile e in tema è quella del Refettorio Ambrosiano. Massimo Bottura, il cuoco italiano più famoso e celebrato per chi non lo conoscesse, insieme a 40 suoi colleghi, cucinerà nel mese di maggio con gli scarti di Expò nella mensa Caritas ricavata dal Teatro Greco, nel quartiere alla periferia di Milano. Quando Bottura ha telefonato ai suoi colleghi per cucinare nel Refettorio Ambrosiano, quasi non ci credevano. «Ma più dei sì, mi hanno stupito i pochi no», confida Bottura, il primo cuoco sarà Alain Ducasse: una staffetta di venti stranieri e venti italiani che si daranno il cambio in cucina per tutto il mese di maggio 2015 Qualcuno mi ha chiesto perché la scelta del Teatro Greco, alla periferia nordest di Milano, e non perché nel cuore dell’Expo». La risposta riporta da dove tutto è partito. «All’inizio avevo anche pensato alla Stazione Centrale, ne avevo una visione vicina a “Miracolo a Milano”. Poi da Roma ci hanno chiesto di pensare alla periferia, a quella parte delle città prediletta dal Pontefice. Alla fine siamo arrivati in questo posto bellissimo dove dentro arrivano le voci dei bambini dell’oratorio.
Valter Giuliani http://www.elbataste.com/