"Papà, avevi ragione, questi vecchietti sanno sonà e so' veramente molto bravi!"
(dal fronte del palco).
Caro Direttore,
Mi emoziona ancora (dopo qualche giorno) questo "commento" di mio figlio dodicenne, al primo concerto della sua vita! Fortunatamente, non poteva avere un "battesimo" migliore: per un bellissimo scherzo del destino, lo stesso che ebbi io tanti (ma tanti anni) fa quando questa mitica band, della cosiddetta "Neapolitan power", accompagnò l'allora astro nascente Pino Daniele, nell’affascinante cornice di Piazza del Plebiscito a Napoli, suonando davanti a 200mila persone, la maggior parte formati da ragazzi come me!
A quei tempi, questa musica era davvero rivoluzionaria! A Napoli, il primo tentativo di fusione di generi musicali diversi lo aveva fatto negli anni cinquanta l’indimenticato maestro Renato Carosone, col suo swing inconfondibile. Negli anni sessanta, qualche timido tentativo era stato fatto anche dal grande Peppino di Capri. Ma solo agli inizi degli anni ottanta si completò questo percorso di “contaminazione” grazie al grande fermento musicale partenopeo di quegli anni, che prese appunto il nome di “Neapolitan Power”, di cui furono protagonisti dal un lato il blues, il jazz e il funky di Pino Daniele e dall’altra il pop e il rock di Edoardo Bennato, accompagnati naturalmente dalle loro band "intercambiabili”, dato che spesso erano fatte dagli stessi grandi musicisti come James Senese, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Ernesto Vitolo, Enzo Avitabile, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Gigi De Rienzo, Agostino Marangolo, Tony Cercola, ecc., tutti rigorosamente partenopei!
Ma è stato soprattutto Pino Daniele che, con l’utilizzo sistematico della lingua napoletana e con il suo inconfondibile genio musicale, ha creato uno stile personalissimo (uno dei precursori italiani di quel genere che sarebbe stato chiamato poi “world music”) che avrebbe spopolato negli anni a venire fino ai giorni nostri.
Il concerto del 01 giugno è stato perciò un evento eccezionale, che ha portato sulla nostra isola questa musica molto amata (“che tene o’ feeling” avrebbe detto il grande Pino), seguita sin dagli esordi.
Grazie allora a James Senese, Tony Esposito, Ernesto Vitolo, Gigi De Rienzo ed agli altri bravissimi musicisti presenti sul palco della splendida piazza di Capoliveri. Abbiamo vissuto una serata di grande musica, che ha raggiunto livelli di emozioni altissime nel tributo a Pino Daniele quando la band ha eseguito per ben due volte la struggente “Chi tene ‘o mare” e - a grande richiesta del pubblico presente - la celeberrima “Napule è”, la canzone che Pino scrisse intorno ai vent’anni e che è diventata nel tempo l’inno della moderna napoletanità.
Infine, una menzione speciale agli organizzatori che hanno regalato davvero un “grande evento” alla nostra isola.
Antonio Pezzullo