Che il popolo greco sia un grande popolo e che, in fatto di democrazia, non abbia bisogno di maestri lo dimostra quanto sostenne un uomo, vissuto nel V-IV secolo a.c., l'età di Pericle e di Alcibiade, che rispondeva al nome di Platone, una delle menti più eccelse che il genere umano abbia mai potuto esprimere, tanto che Raffaello, nel celeberrimo affrescoc lo rappresenta col volto di Leonardo. Basta andarsi a rileggere "Elogio della democrazia ateniese" (terribile versione di greco alla maturità classica del 1972 -sono trascorsi 43 anni, ma me la ricordo ancora-) e "La sete di libertà", tratto da "La Repubblica, Libro VIII", per commuoversi all'evidenza di quanto siano profondamente radicati nel popolo greco i concetti di democrazia (dal greco traslitterato in "demos = popolo" e "cratos = potere", ovvero "governo del popolo") e di libertà. Per difendere questi ideali furono capaci, in "quattro gatti", di sconfiggere per ben due volte, a Maratona e a Salamina, l'enorme esercito persiano.
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