Il culto della tradizione carnevalesca sarda sbarca all’Elba in occasione delle Giornate della Sardegna, che il 1 e il 2 agosto prossimi animeranno il centro storico di Portoferraio. Ad amplificare il fascino delle esibizioni e delle danze rituali di alcune tra le Maschere più suggestive del Carnevale Sardo saranno le sonorità, il balletto in costume tradizionale e il canto a tenore di “Sa mamma e su nie”, gruppo folk di Illorai, un paese del sassarese di appena mille abitanti, tra i più antichi della regione. L’edizione 2015 della manifestazione voluta e organizzata dall’Associazione Culturale Sarda “Bruno Cucca” promette scintille. Scintille di Sardegna. Come quelle dei fuochi che nella notte di Sant’Antonio, tra il 16 e il 17 gennaio, in decine di paesi soprattutto della Barbagia accompagnano l’inizio del carnevale. E’ infatti intorno a enormi falò, eretti nei rioni e nelle piazze, che al calar della sera fanno la loro prima apparizione le maschere sarde, un repertorio di figure originali ricche di fascino, espressione della cultura contadina e pastorale. Venti nel complesso le maschere della tradizione presenti alle Giornate della Sardegna. Sabato 1 agosto, intorno a piazza della Repubblica, base logistica della “Bruno Cucca” con gli stand enogastronomici per la degustazione delle tipicità della cucina sarda, dalle 18 in poi “Sos Boes e Merdules” di Ottana, “Sos Thurpos” di Orotelli, “Sos Bundhos” di Oruni e “Sos Mamutzones de Samugheo” si muoveranno al ritmo suggestivo di danze e rituali legati al rapporto uomo-animali e uomo-natura. “Ognuna di queste maschere rappresenta uno spaccato di una realtà culturale e di una tradizione folcloristica che nelle zone più interne della Sardegna sono ancora vive e nel periodo che precede le Ceneri e la Quaresima coinvolgono i centri minori in vere e proprie rappresentazioni di paese”, spiega Patrizia Cucca, presidente dell’Associazione Sarda “Bruno Cucca”, “dietro ogni maschera c’è una storia che si esprime attraverso gesti propiziatori e ritualità piene di significati, un universo di abitudini, usi e consuetudini raccontato anche attraverso le vesti, le pelli, i campanacci e le maschere indossate, autentici capolavori di artigianato locale”. Ricavate da tronchi di legno di pero, incise e decorate interamente a mano sono le maschere de “Sos Boes e Merdules”, di sughero lavorato dagli artigiani di Oruni sono quelle atropo-bovine de “Sos Bundhos” e di sughero munito di autentiche corna caprine o bovine è anche il copricapo indossato dai “Mamutzones di Samugheo”. Sono invece a volto scoperto, totalmente dipinto di nero, “Sos Thurpos”. Tra le maschere carnevalesche più singolari della Sardegna, questi ultimi sono abbigliati con un gabbanu nero di orbace (la lana grezza) provvisto di cappuccio, scarponi con gambales e campanacci che agitano durante l’esibizione. Originariamente legati a riti propiziatori di feste dionisiache, i Thurpos trascinano un aratro e mimano le varie fasi del lavoro contadino. A Dioniso si riconducono anche i Mamutzones di Samugheo: sono i suoi seguaci in preda all’estasi dionisiaca, nel tentativo di lasciarsi possedere dal dio e assomigliargli. Nel carnevale di Samugheo, Dioniso è rappresentato dalla maschera zoomorfa de "S'Urtzu", con addosso una pelle di caprone nero intera, con tanto di testa attaccata. Unica e misteriosa nel panorama delle maschere carnevalesche della tradizione sarda è invece la figura de “su bundhu”. Indossa un mantello di orbace, tipico abbigliamento dei pastori della Barbagia, una maschera ovoidale caratterizzata da un naso aquilino prominente, da baffi voluminosi e dalla forma acuminata, da una protuberanza che definisce il doppio mento e da corna frontali, a significare il confine e la simbiosi tra l’uomo e l’animale. Splendida e finemente lavorata anche la maschera lignea dei Boes e Merdules, che costituiscono la rappresentazione del bue e del suo padrone. Di fatto la raffigurazione di come si svolgeva in antichità la vita in questo piccolo centro del nuorese, quando possedere un giogo di buoi era tutto e significava essere benestanti.